Quella lingua segreta con cui i musicisti napoletani erano soliti interloquire tra loro, oggi abita le pagine di “Parlesia“, l’esordio letterario di Valeria Saggese

Parte tutto da quella galleria Umberto I. Un universo a sé in una città, Napoli, che già da sola è considerabile come un mondo dissociato da quello in cui viviamo. In quella cornice suggestiva e impregnata d’arte protagonisti sono i posteggiatori – ‘o pusteggiatore – ovvero artisti girovaghi che s’esibivano in locali o per strada. Figure fondamentali nell’evoluzione della musica a Napoli e tra i principali promotori di un gergo carbonaro segreto, misterioso, che veniva tramandato oralmente e che soltanto una ristretta cerchia di fortunati riuscivano ad interpretare: la parlesia.

Una lingua che rappresentava in un certo senso anche un meccanismo di difesa per i musicisti che la parlavano, per tutelarsi anche da quegli impresari ciarlatani – bacòni – che potevano approfittarsi della loro arte senza dare in cambio ‘e bbane, i soldi. Allo stesso tempo si tratta di una lingua piena di ironica, a volte volgare e scorretta, ma identitaria e preziosa, come un diamante da proteggere a tutti i costi.

Se ne parla in “Parlesia: la lingua segreta della musica napoletana“, esordio letterario della giornalista musicale Valeria Saggese, un saggio edito da Minimum Fax che pone i riflettori su questo gergo, che affonda le proprie radici con molta probabilità addirittura nel medioevo, ma lo fa con garbo e con tutto il rispetto che la materia in questione merita. Il medesimo rispetto che c’è tra Saggese e tutti gli ospiti di questo libro, perlopiù amici, che attraverso le proprie testimonianze contribuiscono a portare con mano il lettore tra il fascino segretissimo della parlesia.

Ad “appunire” questo gergo tanti pesi massimi della grande canzone napoletana, da Enzo Gragnaniello a James Senese, passando per Eugenio Bennato, Tullio De Piscopo e Gigi D’Alessio. Sullo sfondo di questo affresco storico-sociale un disco, tanta buona musica e aneddoti meravigliosi: forza di “Parlesia” sono anche i racconti di chi quella lingua l’ha a lungo masticata, in un clima di amicizia instaurato con Valeria Saggese. Il profumo di una Napoli che in questo libro compare anche nei dettagli più impercettibili, con tutti i suoi usi e tradizioni: «[…] mi racconta Rosario Jermano, mentre prepara la genovese. “Ci vogliono molte cipolle”, dice, e in effetti nel pentolone ce ne sono tantissime. L’odore di cibo impregna la cucina». Napoli, meravigliosamente Napoli, che passa anche per la tavola, dove sono sempre tutti più felici.

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Ad aprire le porte di questo “Parlesia” ci pensa subito la prefazione di Gino Castaldo: «Le lingue segrete possiedono un fascino irresistibile, sono trucchi dell’ingegno, percorsi di sopravvivenza, trabocchetti per sprovveduti […] e la parlesia non fa eccezione» si legge nel testo. E pensare che dietro la nascita di questo lavoro c’è un’esortazione che lo stesso Castaldo fece alla collega e amica Valeria Saggese.

L’autrice a proposito di ciò ci racconta: «C’è voluto un po’ di tempo affinché Gino Castaldo mi convincesse a fare questo libro». Un’opera che cela un grande lavoro e senso di responsabilità: «Sono contenta del risultato e fatico a rendermi conto dell’attenzione che “Parlesia” stia riscuotendo in tutta Italia ad appena un mese dall’uscita – afferma Saggese –. Sono molto felice di aver pubblicato questo libro con una casa editrice che ho sempre amato profondamente».

Con il rispetto più profondo, Valeria Saggese ha scoperchiato un vaso contenente un gergo che per molti – me compreso – era sconosciuto. «In queste pagine non intendo svelare alcun segreto: i segreti sono sacri» specifica l’autrice in “Parlesia“, ed ha ragione. Ci sono alcuni segreti che devono rimanere tali, andare via col tempo su uno sbuffo di vento, avvolti nel loro alone di mistero, eppure nonostante questo gergo negli anni abbia perso gradualmente la sua funzione primordiale – finendo per essere sempre più raro anche nelle conversazioni – affermarne l’esistenza, tramandarlo alle nuove generazioni affinché conoscano a fondo le radici della propria storia, è fondamentale e in questa missione un libro, magari proprio questo, si rivela indispensabile.

Valeria Saggese Parlesia
Valeria Saggese alla presentazione di “Parlesia” a Salerno

Giornalista salernitano iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania. Colleziono compulsivamente dischi e mi piace scrivere con la musica ad alto volume.

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