È “One of them” il singolo che, come un biglietto da visita, ci fa conoscere la musica di Noemi Graziano. Ecco la nostra intervista

Andiamo a scoprire qualcosa in più della nuova scommessa della Roxy Studio Records, la siciliana Noemi Graziano che è approdata sugli store di musica digitale negli scorsi giorni con il suo singolo d’esordio, una bella prova pop-rock: “One of them“, un’esortazione a darsi fiducia nella vita di tutti i giorni.

One of them”, un’esortazione ad essere la propria ancora di salvataggio in un mare, quello della vita, che spesso non lascia scampo?

“One of them” è un’esortazione ad essere la propria ancora, i nostri primi fan, a credere fino in fondo in quello che facciamo anche quando chiunque attorno a noi sembra non crederci.

Per la creazione di questa traccia ti sei rifatta alla cultura pop rock che negli ultimi tempi è ritornata in maniera importante. Cultura che senti particolarmente vicina a te, è così?

Sì, le mie principali influenze sono sicuramente molto vicine al pop/pop-rock. Nonostante io nasca come pianista, mi piace pensare di essere il frutto della mia formazione classica e dei miei ascolti più moderni. È uno degli stili che navigo di più componendo, nonostante mi piace spesso anche accompagnarmi in format più semplici come piano e voce.

“One of them”, il primo singolo di Noemi Graziano

Sin da piccolina ti sei cimentata nello studio del pianoforte, prima di passare poi al Conservatorio. Lo studio quanto è stato importante nella tua formazione e a renderti ciò che sei oggi?

Sono dell’idea che studiare sia la base per la realizzazione di qualsiasi obiettivo. Fin da piccolissima sono sempre stata abituata a spendermi moltissimo per lo studio, soprattutto della musica, e oggi posso soltanto ringraziare di avere avuto la possibilità di formarmi per tutti questi anni in quella che è la mia passione. Ricordo benissimo che da bambina quando i miei compagni tornavano a casa a riposarsi dopo scuola, io correvo al pianoforte per prepararmi per le lezioni, ma per me non è mai stato un sacrificio.

Ho investito, e investo tutt’ora, tantissimo tempo della mia vita per la mia formazione (musicale e non) ma lo faccio sempre con il sorriso e la consapevolezza che sarà proprio questo tempo a permettermi di realizzare i mille sogni e progetti che ho in testa adesso.

Nel corso degli anni numerosi sono stati gli strumenti che hai imparato a suonare: tra questi il violino, la chitarra e l’ukulele. Ce n’è uno in particolare che senti più tuo?

Oltre il pianoforte che per me rimarrà sempre il mio primo amore, uno dei miei strumenti preferiti da suonare è l’ukulele. Mi è stato regalato da dei miei cari amici per il mio 16esimo compleanno e d’allora me ne sono innamorata. È uno strumento con cui mi diverte tantissimo comporre, realizzare cover, ed è anche molto più facile da portare in giro quando si vuole suonare da qualche parte. 

La scelta, sicuramente in controtendenza rispetto a ciò che vediamo in giro oggi, di presentarti in musica con il tuo nome e cognome, a cosa è dovuta? Come mai non hai avvertito l’esigenza di adottare un nome d’arte?

In realtà ho pensato a lungo ad un nome d’arte che potesse rappresentarmi, ma nessuno mi è mai sembrato realmente idoneo a chi sono. Inoltre mi piace pensare che la gente possa ricordarsi del mio vero nome quando ascolta una mia canzone, mi fa sentire più vera.

Nello sviluppo di uno stile musicale personale, in quale discografia – se ce n’è stata una in particolare – ti sei rifugiata? C’è stato qualche artista che ha saputo indirettamente “plasmarti”?

Sono tanti gli artisti che hanno sicuramente influenzato il mio modo di approcciarmi alla musica e di scrivere. Tra gli artisti che più ascolto e spesso “ritrovo” nei miei brani ci sono sicuramente i 5 seconds of summer, i Queen, i Måneskin, gli Imagine Dragons, i Twenty One Pilots. Però sono una persona che ama ascoltare generi diversi e sperimentare nella scrittura con vari generi diversi, infatti tra le mie altre influenze più importanti ho artisti come Levante, Michele Bravi, AURORA, Mika, Lizzo, e molti altri. Se dovessi decidere i due artisti che più mi hanno ispirata nel mio percorso creativo direi sicuramente gli Imagine Dragons come gruppo internazionale, e Levante come cantante italiana. 

Nonostante la pandemia abbia paralizzato l’intero comparto musicale, hai avuto comunque la possibilità di suonare dal vivo. Come ricordi quel periodo?

Il momento di piena pandemia è stato uno dei periodi psicologicamente più pesanti che per me, e penso un po’ per noi tutti, ci sia mai stato. Ma allo stesso tempo avere la possibilità di stare 24/7 soli con se stessi mi ha permesso di capire tantissime cose di me stessa, capirmi meglio come persona e come artista. Infatti è stato uno dei momenti, creativamente parlando, più spronanti della mia vita.

Noemi Graziano
Noemi Graziano

Credo di non aver mai scritto così tanto come in quel periodo, anche perché i momenti spesi mettendomi al pianoforte per cantare erano gli unici istanti in cui tutto per un secondo sembrava tornare al proprio posto e la mente tornava ad essere in pace. La musica per me è stata consolazione, forza e speranza, in un momento in cui tutto questo sembrava non sarebbe mai più arrivato.

Credi sia più dura riuscire ad emergere e a vivere di musica partendo dal Sud Italia?

Sicuramente qua al sud si percepisce ancora una certa lentezza rispetto al nord quando si parla di sfondare nel mondo della musica. Ma posso dire che più passa il tempo e più noto che si stanno venendo a creare molte belle realtà che aiutano i giovani artisti a farsi conoscere e farsi strada in questo mondo, l’etichetta discografica che ha creduto in me e sta promuovendo il mio singolo ne è un fulgido esempio.

A tal proposito la Roxy Studio Records si pone come vero e proprio faro di speranza per gli artisti emergenti siciliani. Etichetta discografica che ti sta seguendo e supportando in questo percorso. Ci parli di questa bella realtà?

Roxy Studio è stato l’appoggio di cui avevo bisogno in questo momento per realizzare questo bellissimo progetto. Grazie all’aiuto di Fabio Castorino e Massimo Pitti sto portando avanti qualcosa che, fino a pochi mesi fa, non pensavo avrei mai potuto conseguire. Loro ti seguono in ogni fase del progetto, dallo stato embrionale alla sua diffusione e promozione, e lo fanno con grande impegno e serietà. Persone professionalissime e con cui lavorare è stato ed è veramente un piacere.

One of them” è la prima pedina di un discorso, in questo caso musicale, più ampio? Si può già parlare di disco in lavorazione?

Attualmente non è previsto un album in maniera imminente, ma sicuramente è uno degli obiettivi che cercherò di raggiungere al più presto così da poter fare sentire finalmente tutta la musica che mi rappresenta e che mi ha accompagnata per tutti questi anni.

Ideatore e fondatore di 4quarti Magazine. Scrittore e giornalista salernitano iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania. A dicembre 2023 pubblica "Nudo", il suo primo libro. «Colleziono compulsivamente dischi e mi piace scrivere con la musica ad alto volume».

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