Nel pantano della musica mordi e fuggi, Gio Evan con l’album “Ribellissimi” ci ricorda che quanto sia importante fermarsi, imparando che l’alba da sdraiati è meravigliosa, anche se segue una caduta
Ci vuole coraggio. Sì, e ci vuole anche tanta voce da alzare al momento giusto. Ci vuole coscienza e audacia. Ci vuole ribellione, la stessa che Gio Evan, nel suo nuovo album, sviscera dando luce alle molteplici sfumature di una fiamma che non può essere bidimensionale. Una fiamma che si alza e brucia i movimenti maggioritari, che brucia le comuni ideologie, le guerre, le competizioni, l’effimero che resta in superficie. Una fiamma che l’artista accende con la potente torcia dell’arte, col calore della musica e della scrittura.
Pubblicato lo scorso venerdì per Capitol Records e Universal Music Italia, “Ribellissimi” è il quarto album in studio per l’artista, cantautore, scrittore e poeta, che segue l’ottimo “Mareducato”, rilasciato nel 2021 a cavallo della prima partecipazione in carriera al Festival di Sanremo (qui la nostra recensione). Anche in questo nuovo progetto Gio Evan “seziona” in due diversi lati il disco, tra canzoni e poesie, ma è sull’anima musicale del lavoro che ci concentreremo.
È all’amore che il protagonista della prima traccia, “Ulay“, dedica tutto, abbandonando le insidie della competizione, della lotta nel quotidiano, abbandonandosi al sentimento più assoluto: “Dietro una grande donna c’è sempre un Ulay” sussurra Gio Evan, prima di trasportare l’ascoltatore in un mondo di suoni ricercati che evocano non soltanto atmosfere tribali e sciamani – a cui i rimandi non sono mai stati troppo celati – ma anche passaggi che sanno di riferimenti alla cultura musicale celtica.
Il pezzo in questione è “Susy“. Una delle prove musicalmente più intriganti di “Ribellissimi” che dà struttura a una madre che coltiva con coperte di lezioni e libertà sua figlia, prima di donarla a un mondo in cui non si sgomiterà poco, ma dove tanta bellezza c’è da respirare, “Il cuore non è mica il sale, mettine più di quanto basta“. Alternando momenti di più profonda sensibilità a riflessioni come carezze, Gio Evan – che ha trovato al suo fianco le produzioni di Tommaso Sgarbi, ospitando in queste vesti anche i producer Duffy (in “Jeeg Robot“) e Cripo (in “Modì” e “Vittoria“) – aveva già da svariati mesi avviato la narrazione di questo disco.
L’ha fatto partendo nel 2022 con “Hopper“, singolo che ritroviamo nella tracklist di questo album e che sottolinea l’importanza di cercare i fiori anche negli scorci più deplorevoli di un mondo scostante, passando poi per “De Dominicis” e “Fontana“, uno dei brani più belli dell’intero disco: “Son campione di incassi, ad amare per entrambi” canta l’artista, in una canzone che viene naturale immaginare, al pari di “Susy“, con un accompagnamento orchestrale sul palco di Sanremo.
Tra i singoli che hanno anticipato la venuta al mondo di “Ribellissimi” c’è anche “Carrà“. Pezzo che, neanche a dirlo, omaggia il ricordo di Raffaella Carrà, esempio di libertà assoluta ed emancipazione dalle convenzioni sociali che troviamo presente in questo brano – tra i punti maggiormente luminosi del progetto del “rivoluzionario gentile” – anche attraverso una minuscola cellula melodica nel pre-ritornello che si rifà a “Tanti auguri” dell’immortale caschetto biondo.
Basta la purezza di un insegnamento che, come una carezza, s’insedia sulla pelle di chi ascolta questo disco: “Non si cambia mai il mondo su un divano letto“, dice Gio Evan in “Modì“. Ci si può rimboccare però le maniche e cambiare il proprio mondo. Quello che ci vede come abitanti solitari, mi verrebbe da aggiungere. «Abbiamo bisogno di ribellezza, di riproporre la meraviglia e di nuovi termini per inaugurare nuovi inizi. Ribellione, tornare alla bellezza», afferma l’artista nel presentare “Ribellissimi”, ed è così: la bellezza, quella che non passa per gli occhi, bensì per l’anima, è quanto mai un appiglio in tempi di tante, troppe sbavature.
Eppure non so per quale motivo tutta questa folle vita io la considero una grandissima vittoria.
Gio Evan – Vittoria