Tutti gli occhi su Beyoncé, che ha pubblicato il suo nuovo e attesissimo album “Cowboy Carter“: alla scoperta del country con un disco manifesto
Si tratta di uno degli album più attesi del 2024, questo di Beyoncé. “Cowboy Carter“, questo il titolo del progetto, presenta la popstar in una dimensione orientata verso il country più coscienzioso. Ventisette tracce, tra cui la hit che ne ha trainato il lancio, “Texas hold ‘em“, che ulteriori record ha aggiunto al già vasto palmares dell’artista, vincitrice di ben 32 Grammy Awards, e che ha fatto breccia anche nel mercato radiofonico italiano. «Mi sento onorata ad essere la prima donna nera con un singolo alla #1 nella classifica Hot Country Songs – dichiara Beyoncé – La mia speranza è che tra qualche anno, la menzione della razza di un artista, relativa ai generi musicali, sia irrilevante».
In “Cowboy Carter” Beyoncé torna a farsi portavoce della comunità afroamericana a stelle e strisce, con un disco pregno di attualità, sicuramente non immediato. C’è chi, come il sottoscritto, viste le premesse dettate da “Texas hold ‘em” si sarebbe aspettato più brani country “nudi e puri”. Così invece non è. Ventisette canzoni, diciannove se si escludono gli interludi, non sempre memorabili, che fanno di “Cowboy Carter” l’album più lungo della popstar, che prosegue la trilogia inaugurata dal progetto di successo “Renaissance“, in cui la disco faceva da cardine alle tracce contenute in esso.
Ci sono voluti 5 anni per preparare questo album. È nato da un’esperienza che ho avuto anni fa, in cui non mi sono sentita ben accolta… ed era molto chiaro che non lo ero. Ma, a causa di quell’esperienza, ho fatto una ricerca più approfondita sulla storia della musica country e ho studiato il nostro ricco archivio musicale. È bello vedere come la musica possa unire così tante persone in tutto il mondo, mentre amplifica le voci di alcune persone che hanno dedicato così tanto della loro vita all’educazione sulla nostra storia musicale.
Beyoncé
Questo resta ugualmente un disco non orfano di chicche, a partire dagli ospiti presenti in tracklist: si va da Willie Nelson ad un’acclamata collaborazione con Miley Cyrus. C’è poi Post Malone e Linda Martell, che per chi non la conoscesse si tratta della prima, storica cantante country nera a imprimere il proprio marchio in questo genere.
Tra le collaborazioni che più di tutte stanno raccogliendo il plauso del pubblico e della critica però spicca su tutte “Jolene“, cover del celebre successo di Dolly Parton, icona della country music, che divide la scena spalla a spalla con Beyoncé. Spazio poi anche a un’altra cover: “Blackbird” dei Beatles, che qui troviamo con la partecipazione di nomi nuovi del country americano come Brittney Spencer, Reyna Roberts, Tanner Adell e Tiera Kennedy.
Nota da sottolineare è senza dubbio quella riguardante la stupenda copertina realizzata per questo disco, in cui protagonista è la stessa Beyoncé, seduta di traverso su un cavallo bianco, vestita con un equipaggiamento da rodeo rosso-bianco e blu e che issa una bandiera americana. Anche questa è, a suo modo, una celebrazione del country, da sempre uno dei generi musicali maggiormente identitari della cultura americana. Da notare anche come anche la lingua italiano abbia trovato posto in “Cowboy Carter“. In “Daughter“, per l’esattezza, dove l’artista recita uno stralcio dell’aria da camera “Caro mio ben“, scritta nel Settecento da Tommaso Giordani.
Le critiche che ho affrontato quando mi sono approcciata per la prima volta a questo genere mi hanno costretta a superare i limiti che mi erano stati imposti. Act II è il risultato della sfida che mi sono lanciata, e del tempo che ho dedicato a mescolare i generi per creare questo lavoro.
Beyoncé