Silvia Salemi racconta il suo nuovo singolo, “I sogni nelle tasche“, e ricorda Raffaella Carrà: «Una jazzista dell’intrattenimento»

Da un viaggio interiore per combattere le proprie paure. La cantautrice Silvia Salemi è tornata ad affacciarsi sul panorama musicale italiano con un nuovo singolo, intitolato “I sogni nelle tasche” e pubblicato con Dischi dei Sognatori. Un progetto a cui ha preso parte un team composto da ben cinque autori: oltre alla voce di “A casa di Luca” troviamo anche Marco MasiniBarbara Montecucco, Valerio Carboni e Marco Rettani.

Un brano che resta fedele al percorso musicale e alla discografia di Silvia Salemi, che l’ha vista negli anni collezionare dischi venduti e partecipazioni al Festival di Sanremo, ma che guarda comunque la presente, con sonorità attuali e contemporanee. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare qualcosa in più dietro questo nuovo singolo, e non solo.

In questo brano si parla della ricerca della forza interiore che ognuno di noi ha per sconfiggere paure e barriere. Possiamo in qualche modo attualizzare ancora di più questo significato applicandolo al momento storico che stiamo vivendo, in cui la pandemia ha aumentato l’incertezza e il timore delle persone?

Trovo che la musica sia sempre un grande volano e un pungolo per avere nuovi stimoli, nuove consapevolezze, o banalmente per emozionarsi. Era un po’ quello che con questo team di autori allargato abbiamo cercato di fare. I primi a doverci dare una spinta siamo stati noi, non è stato facile. A tutti piace la comodità, la pigrizia, lo smart working, un po’ di abitui e forse un po’ di abbrutisci. Abbiamo dovuto ricercare tra le pieghe della nostra emotività e reciproci intenti artistici un pungolo. Un po’ si perde questa spinta a fare. La creatività si mette in crisi, si spegne.

Con questo gruppo è stato tutto naturale, forse perché tutti e cinque avevamo voglia di dire “dai ragazzi, ricominciamo a sognare”. Non solo per la pandemia ma anche per la vita, che ti razionalizza le cose e te le squadra come un geometra. Devi restare in delle regole che è giusto rispettare però se questo non spegne l’arte. Dobbiamo sempre essere un po’ folli.

“I sogni nelle tasche” di Silvia Salemi

Permettersi qualche rischio…

Superare la paura che quel rischio possa portare cose che non vanno. È tutto un gioco a resistere alle paure, che se diventano un blocco a vivere, a lanciarsi in nuove avventure, allora non sono più sane.

Ci parli di questa collaborazione “a dieci mani” che c’è stata, tra gli altri, anche con Masini.

L’incontro è stato tutto in virtuale perché abbiamo pensato al brano durante la seconda chiusura, non era possibile sognarsi di partire e vedersi in una stanza, senza neanche il vaccino. Lì ci ha soccorso la digitalità, che quando ha questi elementi positivi lo è al 100%. Quando non ti fagocita. L’ho scritto in una canzone, “Era digitale”. Lì dicevo “voglio vivere in un mondo reale perché la realtà virtuale sta mangiando anche la mia realtà”

La classica medaglia con due facce.

Esatto. Quando questo mondo offrono delle possibilità anziché toglierle allora sono assolutamente da sfruttare.

“I sogni nelle tasche” segue la pubblicazione, datata settembre 2020, del singolo “Chagall”. Entrambi saranno contenuti nel prossimo album di Silvia Salemi?

Questa è una domanda che mi faccio anche io. Sono contenta del tempo storico che stiamo vivendo, ovvero che se ti senti di pubblicare qualcosa la pubblichi. Prima avevo la mentalità classica: 10 canzoni, 12 canzoni, avere il concept, sapere cosa raccontare, avere chiaro il progetto e impiegarci tre anni. Adesso il digitale ci permette di pubblicare quando ce la sentiamo, quando siamo pronti, quando i tempi sono maturi per quella canzone. Io oggi non mi sento di dire “voglio fare un album”, ma mi sento di dire “voglio pubblicare quello che mi va di raccontare”. Magari lo pubblicherò tra sei mesi, non ho un limite di tempo.

“Chagall” di Silvia Salemi

È un po’ anche la discografia che si è trasformata. La musica è cambiata?

La musica non è cambiata, è cambiato il modo di fruirla, di acquistarla, di condividerla. Prima dovevi copiare una cassetta, adesso mandi un link. Tutto questo ha velocizzato e ha reso anche, nella velocità, tutte le cose usa e getta. Io provengo da un momento storico di mezzo. Né della canzone dei primi anni ‘50, quando c’erano solo 2-3 nomi, né dell’attualità dove ci sono centomila nomi in circolazione. Posso dire di aver fatto parte di quella generazione che vendeva dischi veri, ne vendevo anche mille al giorno. C’era il cd e stava partendo l’mp3. Dovevi fare la fatica di andare al negozietto dietro casa e comprare il disco, mettendo così in discussione anche il tuo tempo, e quindi tutto era più apprezzato, più sudato. Adesso con un click te lo compri e lo ascolti quando vuoi quindi sei già pronto ad un livello successivo, ad un altro artista, ed è tutto mordi e fuggi.

I Sogni Nelle Tasche ph. Pamela Rovaris Silvia Salemi 12 b
Silvia Salemi

Per questo bisogna fare musica quando si sente di farlo, perché se aspetti di avere il contenuto giusto al momento giusto e con i numeri giusti allora non pubblichi mai e ti perdi. Dobbiamo essere consapevoli del momento. Non dico di fare musica secondo il momento, con questo brano dimostro che faccio la musica che mi piace e non necessariamente attuale, però rispetto ai mezzi che abbiamo adesso. Faccio della musica sapendo che dopo un minuto che si trova sui social e sulle piattaforme la gente la può sentire, non devi più aspettare che arrivino le scatole di dischi al negozio e che le spacchettino dopo dieci giorni.

Nell’aria c’è ancora moltissima incredulità per la recente scomparsa di un mito, Raffaella Carrà.

Con Raffaella ho tutti i ricordi più belli che si possano immaginare. Da quando da bambina la guardavo in televisione “Pronto Raffaella”, a quando l’andai a trovare come ospite nella sua trasmissione “Carramba! Che sorpresa”. Mio fratello è stato poi un suo “carramba boy”, quindi seguivo tutte le prove. Vedevo come cesellasse ogni cosa, arrivava per prima e se ne andava per ultima. Seguiva tutto, dalla fase autorale alla vestizione, fino a cosa dovessero dire questi ragazzi, gli ospiti, le famiglie coinvolte nelle sorprese.

Era una stakanovista che si preparava ogni cosa, poi arrivava in diretta e sembrava che l’avesse improvvisata lì per lì. Aveva la capacità di apparire sempre in fase di improvvisazione. Potrei definirla una jazzista dell’intrattenimento, perché il jazzista conosce tutta la musica, tutta l’improvvisazione possibile perché è un grande musicista e quindi può permettersi di farlo lì per lì il pezzo. Quello è il jazz, condivisione su una linea comune a tutti, dove ognuno fa quello che sente il quel momento, e Raffaella Carrà sembrava che facesse jazz.

Parentesi live per Silvia Salemi. C’è qualche data pronta per l’estate per tornare finalmente a cantare davanti al pubblico?

Silvia Salemi Sanremo
Silvia Salemi a Sanremo 1998

Sono live da metà agosto perché prima era impossibile organizzare, anche perché un giorno chiudono e un giorno riaprono. Ci siamo dovuti immaginare uno spettacolo che possa seguire anche questi tempi un po’ folli in cui ci troviamo tutti. Quindi live da metà agosto ma con riserva, perché ci sono degli indici di contagio che ci dicono come le cose non stiano camminando alla grande. Speriamo di proporre al nostro pubblico 5-6 appuntamenti live molto stringati, godibili, considerato che gli accessi allo spazio live sono pochi e che è tutto contingentato.

Giornalista salernitano iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania. Colleziono compulsivamente dischi e mi piace scrivere con la musica ad alto volume.

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