La triste storia di sei giovani di belle speranze trasportati sull’altare di Sanremo 2023 e sacrificati senza alcuna pietà
Immaginati di essere un giovane appassionato di musica. Competente o meno, dall’alto della tua ventina di anni sogni di far ascoltare ciò che hai da dire a un grande pubblico, di far sentire ciò che la tua cameretta ha visto venire al mondo dalla pancia della tua creatività. Immaginati di trovare quell’equazione corretta che ti porta al Festival di Sanremo 2023. Immaginati poi di essere trattato come poco più di un tappabuchi su quel palco: era questo il sogno che volevi?
Al Festival di Sanremo, che culminerà questa sera con l’annuncio del vincitore – con esito che pare scontato da settimane, a dire il vero – quest’anno sono state introdotte sei nuove proposte dal circuito di Sanremo Giovani: trattasi di gIANMARIA, che è arrivato al Festival da vincitore di questa categoria, Will, Shari, i Colla Zio, Olly e Sethu. Nomi che hanno allungato la macedonia extralarge di Sanremo venti-ventitré a ben 28 big. Un’abbuffata, più che un piacevole banchetto.
Un’occasione per farsi conoscere, sicuramente, e di questo non si potrebbe che esserne felici. Tuttavia siamo sicuri che questi sei giovani – qualcuno in più considerato che i Colla Zio sono una band – siano stati messi in condizione di brillare? Non crediamo, e vista la classifica provvisoria, ma quasi definitiva, che li vede tutti in posizioni di rincalzo, pare sia proprio così.
Al netto del fatto che nessuna delle sei proposte citate ha presentato in concorso un brano che possa in qualche modo provocare uno scossone nella musica italiana di oggi, non ci sentiamo nemmeno di cestinarli completamente, e in ogni caso ciò non giustifica l’autentico gioco al massacro in cui sono stati buttati. Come cani sciolti in un prato pieno di trappole.

Posizionamenti in scaletta poco entusiasmanti, nella maggior parte dei casi. Addirittura con i Colla Zio, relegati per ultimi in scaletta nella serata cover, in cui hanno proposto una piacevole e frizzante versione di “Salirò” di Silvestri accompagnati da Ditonellapiaga, il televoto è stato chiuso mentre si trovavano ancora sul palco a salutare il pubblico. Pochi sono stati i giovani che hanno beneficiato, nel corso delle serate, di una scaletta favorevole.
Un generale disinteresse verso le loro proposte. Ripetiamo, nessuno di loro rivoluzionerà la musica con queste canzoni, ma ciò che rimane tangibile è un diffuso scarso interesse ad approfondire o a prestare una qualunque attenzione verso queste proposte. Ciò non riguarda soltanto il meccanismo del Festival: di certo sui “giovanissimi” di Sanremo Giovani un certo silenzio è ricorrente, anche da parte dei media. Tira più una fake news Oxa-related che capire chi siano ‘sti ragazzi? Inutile mentire, per quanto ingiusto, purtroppo sì.
Una formula da analizzare e rivedere
Ci troviamo di fronte ad un panorama musicale in continua e costante evoluzione. Ogni giorno nuovi nomi si affacciano su di esso, cercano in tutti i modi di ricavarsi un proprio spazio e soprattutto lottano per conservarlo. Dunque non si può fare altro che accogliere con piacere l’apertura di Amadeus a nuove proposte da inserire nella rosa del suo prototipo di Festival.
Giusta anche la scelta di ridimensionare il format Sanremo Giovani facendolo diventare un trampolino e non un punto di fine, spostandolo a dicembre e utilizzandolo come portale di selezione per aggiungere nuovi big alla sua rosa annuale. Ma vedendo come gIANMARIA, Will, Shari, Sethu, Olly e i Colla Zio sono stati “mazziati” dalle giurie, oltre che dal solo televoto, può avere ancora senso?
Può avere ancora senso allungare un brodo – quello del listone di big – che risulta indigesto, di fronte a serate che si protraggono anche oltre le cinque ore di diretta, inserendo dei perfetti sconosciuti senza offrire loro la possibilità di approfittarne appieno di questa elefantiaca vetrina?

Amadeus in conferenza stampa, a proposito proprio degli striminziti risultati in classifica delle nuove proposte, ha suggerito ai ragazzi di guardare più all’esposizione che alla posizione. Ed è una verità: ci sono emergenti che venderebbero l’anima pur di prendere il loro posto e arrivare 23esimi, 25esimi o peggio.
Dall’altro capo però non sembra un po’ lesivo verso la dignità di questi ragazzi proporsi al pubblico – anche se all’una di notte – e passare per tappabuchi, o peggio, pedine messe in gioco per “salvare” quei big più grossi, e trascinati a fatica sul carrozzone, da un posizionamento che risulterebbe ben più umiliante e deleterio alla loro carriera rispetto ai danni che potrebbe fare a chi di una carriera ne ha a stento lo scheletro?
Alla domanda se possa esistere una formula per favorire una gara equa tra giovani sconosciuti e big affermati che competono nello stesso girone, ci verrebbe da rispondere “la giusta canzone”, anche se probabilmente potrebbe solo parzialmente cambiare le sorti della gara. Considerato però che Sanremo dura cinque giorni, ma le canzoni si auspica qualche settimana in più, si potrebbe trovare un modo per non rendere inutile il passaggio dei giovani a Sanremo.
Si può trovare un modo per evitare il terribile atto sacrificale fatto sui sei giovanissimi del Festival di Sanremo 2023. Magari prelevandone meno di sei, specialmente se poi li si butta in una vasca con altri ventidue nomi più blasonati e attesi. A beneficiarne sarebbe lo spettacolo stesso, che non farebbe sentire il pubblico angustiato dall’abbuffata di canzoni più o meno belle.
Amadeus, nel suo quinto mandato da direttore artistico del Festival, saprà apportare delle modifiche sostanziali ma più che mai necessarie su questo fronte. Si spera.