Il critico musicale Paolo Talanca torna in libreria con “Musica e parole. Breve storia della canzone d’autore in Italia“, edito da Carocci Editore
Un libro può far innamorare? Un libro può stuzzicare l’appetito di chi ha fame di sapere e di scoperta? Un libro, con le sue pagine, può salvaguardare la vita, negli anni, di un elemento così fragile come la canzone d’autore italiana? La risposta è sì e a testimoniarlo è la più recente opera letteraria del critico musicale Paolo Talanca, Musica e parole. Breve storia della canzone d’autore in Italia, edita da Carocci Editore e giunta sugli scaffali delle librerie a maggio scorso.
Il manoscritto di Paolo Talanca – di recente conduttore, con Marco Carrara, del Premio Fabrizio De André -, già un grande successo e ristampato dopo pochi giorni dalla pubblicazione, ha visto un tour di presentazioni in tutta Italia, concludendosi a metà settembre. Questa opera si distingue per la sua minuziosità e attenzione, risultando accessibile a un ampio pubblico, dagli adolescenti agli adulti che hanno vissuto da vicino le varie epoche della canzone d’autore.
Arricchita da una suggestiva copertina, recante un’illustrazione di Sergio Staino – perché anche l’occhio vuole la sua parte – e introdotta da una prefazione curata dal docente di Storia e forme della canzone, oltre che membro del Centro De André, il professore Francesco Stella, il libro trova le sue battute iniziali da Napoli, nel cuore dell’Ottocento: “nell’Italia postunitaria, da diverse situazioni sociali e per motivi molto lontani tra loro, vengono fuori delle spinte che fanno nascere l’esigenza di scrivere canzoni. […] La canzone è quindi in quel periodo uno strumento di lotta“, si legge nel primo capitolo, concentrato proprio su Napoli, i suoi cantautori e gli albori di quella che sarebbe stata poi negli anni a venire la canzone d’autore.
I caffè-concerto, gli spazi dove la canzone – come mezzo d’espressione e condivisione, analisi del contesto sociale dell’Italia del tempo – trovava i suoi ascoltatori più attenti, la musica popolare, i primi cantautori. Poi ancora il Festival di Sanremo, che si muove e cresce di pari passo a questa storia, il “periodo aureo“, che segna la nascita vera e propria della canzone d’autore. A scandire i diversi capitoli poi sono delle note introduttive che contestualizzano, attraverso il racconto della situazione sociale, politica ed economica del decennio approfondito da Paolo Talanca, il periodo storico in cui venivano alla luce i diversi cantautori e le loro canzoni.
Narrazione che arricchisce il sapere del lettore – e su questo fronte, s’immagina di proporre questo testo agli adolescenti e studenti, per cui potrebbe rivelarsi prezioso – e lo avvolge, introducendolo appieno nel periodo narrato. Ci sono poi i focus sugli attori principali: i cantautori. Da Renato Carosone e Fred Buscaglione, passando per i Cantacronache, Domenico Modugno, Umberto Bindi, la scuola genovese. Tenco, De André, Guccini, De Gregori, Dalla, fino ad arrivare ai giorni nostri, da Brunori Sas a Madame. Importanti e arricchenti sono gli aneddoti, disparati, che trovano spazio nel libro di Paolo Talanca. Tra le altre, si cita una dichiarazione di Adriano Celentano a La Stampa, datata 2013:
L’appuntamento era in via Anfossi, a Milano, nei paraggi di Porta Vittoria. Una sala prove dove Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e io ci incontravamo per confrontarci sul grande repertorio di Bill Haley. […] Convinti che il rock non fosse soltanto fare musica ma soprattutto essere rock dentro, ribelli nell’anima. Non si può immaginare a quali livelli di divertimento e scatenamento ci portava il suonare quei brani così rumorosamente allegri. Era tale la spaccatura fra i “Rock boys” (così ci chiamavamo) e la vecchia guardia di Claudio Villa, Luciano Tajoli, Nilla Pizzi.
In questa nuova opera di Paolo Talanca si fotografa con sapere e smodata passione un’Italia in musica, raccontata con spietata trasparenza dagli attori che quel cambiamento – tante volte al ribasso, specialmente politico – l’hanno vissuto e portato nelle loro canzoni, regalandoci oggi un bagaglio di inestimabile valore da difendere e portare all’attenzione di tutti. La testimonianza viva di come l’arte della canzone non sia in alcun modo minore, come viene spesso e volentieri trattata. Una storia, per quanto “breve” sia, piena, ben raccontata e colma d’interesse che porta lustro in libreria e in cui, con ogni probabilità, si vorrà ritornare per ulteriori e future letture.