L’urgente ricerca di un equilibrio psicologico sembra aver contagiato anche il mondo della musica. Ma che rapporto c’è tra musica e mente? Pensiamoci con Musicamente
“La musica mette le ali alla mente”: e se lo dice Platone, io penso, possiamo fidarci. Non so se il cervelluto di Atene sarebbe d’accordo sull’utilizzo indebito di una sua frase per un mio scopo personale – presentarvi Musicamente, la nuova rubrica di 4quarti Magazine in collaborazione con “Mentifricio”! – ma so di certo che non potrà replicare. E nemmeno voi, cari lettori malati di musica e chissà di cos’altro, potrete ribattere di fronte a una tanto luminosa verità: la musica stimola la mente e incide sul benessere psicologico. E se non vi fidate di Platone né tantomeno di me, allora sappiate che lo dice la scienza.
Studi neuroscientifici hanno dimostrato che l’ascolto musicale innalza i livelli di dopamina, abbassa i livelli di cortisolo e stimola il rilascio di serotonina e ossitocina. Per chi non lo sapesse dopamina, serotonina e ossitocina sono gli ormoni alla base della felicità mentre il cortisolo va a braccetto con lo stress.
Però, visto che qui non siamo su Geopop la smetto con gli spiegoni sulla neurochimica. Mi limito piuttosto a fare quel che posso e voglio fare a partire da questo articolo: analizzare il rapporto tra musica e salute mentale andando a indagare, nel mare magnum della musica a nostra disposizione, i brani e gli album che hanno affrontato la tematica, le vite degli artisti più tormentati, le scelte più sofferte, le dichiarazioni più coraggiose, le rinascite più entusiasmanti.
Quello del benessere psicologico, d’altronde, è un tema centrale nel mondo della musica. Soprattutto in questo periodo. Sembra infatti che sia stato finalmente abbattuto un tabù polveroso, anzi incarognito. Non solo perché nelle canzoni si parla dell’argomento ma anche e soprattutto perché la vita e le scelte di certi artisti stanno traducendo le parole in fatti. Nel settore, il bel faro puntato sulla salute mentale è stato acceso proprio dall’onesto e vulnerabile coming out di cantanti e musicisti.
Non riesco più a fingere che vada tutto bene
Chi se la scorda questa frase di Sangiovanni, fresco di un Sanremo 2024 di incertezze performative e di occhi cerulei e spenti. L’ex amico di Maria De Filippi ha quindi dichiarato di non sentire più le farfalle – per citare il titolo di una delle sue hit – e di avvertire il bisogno di fermarsi per «migliorare questa condizione».
A battere la stessa strada ci aveva già pensato, all’estero, un altro giovanissimo capellone della musica, Shawn Mendes, che dopo aver cancellato alcune date del suo Wonder: The World Tour aveva affidato a Instagram la sua nuova consapevolezza: «Dopo aver parlato con il mio team e aver lavorato con un incredibile gruppo di professionisti della salute è diventato più chiaro che devo prendermi il tempo che non ho mai preso personalmente, per ritrovarmi e tornare più forte».
Una pausa che ha dato i suoi frutti, tanto da portare il cantautore statunitense a sfornare un singolo, Why why why, ad agosto di quest’anno, preludio di un album nuovo di zecca in uscita a ottobre. E dunque why why why non fermarsi un attimo quando se ne sente il bisogno?
A fermarsi molto a lungo, in questo caso forse più per volontà d’altri che sua, è stata Gerardina Trovato la cui storia complicata ha tenuto banco durante la caldissima estate che ci stiamo mettendo alle spalle. La cantautrice catanese, che tra gli anni ’90 e i primi Duemila aveva sedotto tutti con la sua voce pastosa e con la sua chitarra sincera, è tornata sulla bocca di tutti dopo un accorato TikTok in cui chiedeva al suo pubblico di non abbandonarla. Nel 2016 una grave nevrosi ossessivo-depressiva l’aveva indotta a un abbandono pressoché totale della sua carriera che, proprio in questi mesi, grazie alla pronta risposta dei suoi fan, potrebbe riprendere vigore.
Tanto ci sarebbe da dire anche su altri artisti che recentemente hanno toccato il tema senza troppi giri di parole, come Mr Rain, Selena Gomez, Ghemon, Justin Bieber e Kekko dei Modà, giusto per citarne alcuni. Su di loro e su altri probabilmente torneremo, ma ora vorrei chiudere con una domanda e con una risposta di eredità marzulliana. In pratica mi faccio una domanda e mi do una risposta, sperando di rispondere anche a voi.
È possibile che questa attenzione alla salute mentale, e le conseguenti decisioni degli artisti, ci privino da oggi in poi di quelle star maledette che anche per mezzo dei propri disturbi ignorati e mai risolti ci hanno – è inutile negarlo – regalato storie, canzoni, album ed esperienze sublimi? «Dicono che devi proprio farti fuori se vuoi fare il rock in qualche modo» diceva a questo proposito Ligabue. C’è pensino qualcuno che pensa che oggi a un triste e smanioso Leopardi avrebbero tolto la poesia a suon di sedute dallo psicoterapeuta.
La risposta è che sì, tutto questo è possibile. Allo stesso tempo, però, questo nuovo anelito al benessere psicologico potrebbe – chessò – permettere a Amy Winehouse, una delle musiciste più sensibili e talentuose che abbiano calpestato la terra su cui indegnamente camminiamo, di pubblicare un album celebrativo dei 27 anni (un numero non a caso) della sua, sfolgorante, carriera.
Pensiamoci.
2 replies on “Musicamente: musica per il benessere e benessere per la musica”
[…] sconfiggere i suoi demoni potesse strapparle via proprio quella penna da poesia ( ne accennavo qui) e quella portentosa voce da icona del soul. Temeva che, guarendo, il suo pubblico avrebbe smesso […]
[…] se è autunno. Che l’arte, e in particolare la musica, facciano bene non lo dico io (recupera questo articolo per saperne di più) ma lo dice la scienza. E quindi, visto che mi sa che ne abbiamo tutti bisogno, […]