Rilasciato lo scorso venerdì, per Factory Flaws, andiamo alla scoperta di “Concrete“, il nuovo album dei Milanosport
È stato rilasciato lo scorso 15 marzo, per Factory Flaws, “Concrete“, il nuovo album della band Milanosport anticipato da diversi singoli, pubblicati nel corso dei mesi. In questo progetto discografico emerge tutta l’attitude della formazione, che attinge a musica di stampo internazionale figlia di diverse contaminazioni sonore ed esperienze portate avanti dai membri della band. Come un puzzle, ogni pezzo, anche se all’apparenza diverso o comunque discordante, trova alla fine il suo posto.
A proposito dell’album, i Milanosport spiegano: «“Concrete” è una cronaca della cementificazione. Cementificazione del silenzio che è rimasto sordo e dunque emette rumori molesti senza sosta. Cementificazione dello spazio che è saturato al punto da avere preclusa per sempre la vista del cielo. Cementificazione delle storie sterili, della società sciocca, dello spirito solitario. “Concrete” è una raccolta di canzoni che percorre l’elaborazione del recente passato e che affonda le sue radici nelle notti della pandemia: è un percorso introspettivo sul legame tra l’individuo e la realtà circostante, uno sguardo nel turbinio di asfalto, routine, aria pesante, convenevoli, rotaie e notte che vivono la città».
Dal punk al surf rock, passando per il synth-pop e l’elettronica sovietiva e il folk irlandese: nella musica dei Milanosport c’è davvero di tutto. Una storia cominciata sul finire del 2019, quando le diverse esperienze dei membri della band, avvenute fuori dai confini italiani, si sono incrociate trovando la loro casa, mesi dopo, in un improbabile garage situato a venti metri di profondità, alle spalle del Bar Picchio di Milano. Tutto ciò li ha portati adesso alla pubblicazione di “Concrete“, il loro primo album.
ALLA SCOPERTA DI “CONCRETE” DEI MILANOSPORT TRACCIA PER TRACCIA
THE BENDS
L’idea di cominciare l’album con una chitarra stronza ci piaceva molto; l’atmosfera è cupa e il riff solitario di Riccardo apre le porte del pezzo. Quando abbiamo definito il drop finale lo abbiamo denominato “drop di avicii”, giusto per tenere una certa dose di ironia di fondo: qui i synth e le chitarre si fondono per un bel casino finale alla Milanosport. The Bends ha esordito nella prima data del nostro tour europeo del ’23 e da allora ci ricorda sempre la Francia.
CONCRETE
La title track dell’album è in verità finora la canzone suonata meno spesso durante i live, forse perché ci abbiamo messo tanto tempo ad interiorizzarla; sicuramente è la canzone con più parole nell’album (farebbe invidia a slim shady). È una vera figlia delle notti del lockdown, ma nonostante ciò è una delle ultime che abbiamo completato; la parte centrale strumentale è frutto della collaborazione in studio con il produttore Marco Fasolo (Jennifer Gentle), reo di aver sguinzagliato l’anima free noise delle nostre anime.
SUSHI
Probabilmente il pezzo più urbano dell’album, basato su poche parole ma ossessive e di largo consumo milanese. La sua genesi è rintracciabile in un ritorno notturno in bicicletta dopo le prove, tra le vie della città e le sue insegne al neon, anche se la prima vera volta che ha schiaffeggiato il nostro spirito è stato al concerto all’arci Bellezza dell’aprile ’22, locale nel quale presenteremo il nostro disco.
GENAU
Canzone volutamente e assolutamente differente dalle altre, se non altro per l’assenza quasi totale di strumenti picchiati durante la sua esecuzione. La prima idea di Genau è venuta in mente a Federico nel dormiveglia durante un volo mezzo vuoto di primissimo mattino di rientro da un viaggio solitario, dopo aver fatto serata fino alle 7; arrivato a casa a Milano si è messo subito a scriverla e la sera dopo era finita. Esisterebbe anche una versione con il testo in francese, ma alla fine il suono della lingua tedesca era inscindibile dall’essenza del brano.
OUR ATOMS
Il ricordo più nitido di questo brano è quello di una prova molto lontana nel tempo nella quale Matteo se ne esce dicendo che questo brano sarebbe stato perfetto per la colonna sonora di OC; superato il momento di imbarazzo, abbiamo tirato fuori un bel pezzo che, partendo da un’atmosfera emo, riesce a mantenere un fuoco notevole. Il suono del solo finale di Paolo è invece una folgorante trovata in studio, già in fase di registrazione, che però ha convinto tutti dalla prima take.
TAKE THE TRUTH
Take the truth ha preso forma una domenica mattina. Federico si sveglia con una melodia in testa e passa tutta la giornata a scolpire quell’idea; la mattina dopo Take the truth era una canzone western al servizio del sound urbano del sample programmato da Samuel. Ci piace suonarlo dal vivo perché lascia molto spazio all’improvvisazione finale…inoltre spesso ci suoniamo sopra anche un po’ di Kylie Minogue!
WATER TO THE LOO
La volontà che sta dietro a questo pezzo è quella di fare un “bel drittone nei denti”; non è stato difficile farlo venire così in effetti, questa componente appartiene decisamente alle nostre anime musicali. Per quanto riguarda lo stacchetto che suona a metà del brano abbiamo passato mesi a provarlo con un famoso jingle dei cartoni animati, ma una volta capito che avremmo rischiato una causa milionaria legata ai diritti d’autore, abbiamo virato su un frammento audio ripescato dal tape recorder di Domenico Finizio (Tropea): nell’intermezzo si può quindi sentire uno spiritual cantato da Paolo e Domenico durante un weekend bucolico a casa di Federico.
BACK IN THE LOOP
Back in the loop è la canzone più vecchia del disco, e probabilmente la più violenta. Parte da un’idea di percussioni techno e finisce con un assolo di chitarra veramente noise. Tendenzialmente la teniamo per la parte conclusiva dei nostri live, quando il pubblico è già stanco e sudato: è il brano perfetto per far scendere dal palco quei cavalli di Riccardo e Samuel e farli pogare con la gente. Ci dà molta soddisfazione questa cosa.
SOMETHING TO SAY
Questa canzone è stata in stallo fino all’ultimo dal momento che alcuni di noi non pensavano potesse entrare nel disco; alla fine ci siamo convinti perché ci piaceva l’idea di ingentilire il finale, accarezzare l’ascoltatore con questo trio composto da voce, chitarra e traffico cittadino. D’altronde la prima registrazione sul telefono di something to say è del giorno dell’Immacolata, durante una delle ormai rare nevicate in città. Non potevamo non incidere questa semplice bellezza.