Ora al cinema con Folie à deux dove interpreta Harley Quinn, Lady Gaga si conferma una delle star più impegnate sul fronte della mental health. Racconti personali, canzoni e attivismo: un’icona pop alla ricerca del benessere psicologico
Dalla ragazza della porta accanto che diventa una celebrità, passando per l’elegante signora ricca e vendicativa, fino alla psichiatra che ha bisogno di uno psichiatra: in ognuno dei personaggi creati da Lady Gaga per il cinema c’è un po’ di lei.
Nella Ally di A star is born c’è tutta la sua passione per la musica, nella Patrizia di House of Gucci ci sono le sue origini italiane, nella Harleen (Harley Quinn) di Folie à deux, il sequel del fortunatissimo Joker adesso al cinema, c’è la salute mentale. Un tema che con mother monster, come la chiamano i suoi fan, ha molto a che fare.

Da sempre portavoce del “nessuno è normale” e del “I’m beautiful in my way”, Lady Gaga è infatti una delle celebrità che più ha contribuito a de-stigmatizzare l’essere diversi, anche sotto il profilo psichico. Forse perché, come tutti i divulgatori più capaci, ha sempre parlato con cognizione di causa ed empatia, partendo da se stessa.
In molte interviste, così come nel suo libro “Channel Kindness”, ha condiviso apertamente le proprie lotte personali, includendo esperienze di trauma, ansia e depressione. Ha raccontato delle violenze subite, del bullismo cui è stata sottoposta, del disturbo post-traumatico da stress che ne è derivato e della sua fibromialgia, invalidante al punto da sospendere un intero tour, diventando così un vessillo multicolor a supporto di chi affronta difficoltà simili.
Sapete quanto può essere importante per una persona con problematiche psichiche sapere che anche una delle popstar più iconiche della nostra generazione vive la stessa sofferenza e trova il modo di affrontarla, incanalarla e curarla? E non si tratta della solita manfrina del “mal comune mezzo gaudio”, si tratta di avere uno specchio – in questo caso bello grande e parecchio scintillante – in cui riflettersi per smettere di sentirsi strani, pazzi, emarginati, soli.

Ascoltare la musica e i messaggi di Lady Gaga ha permesso a migliaia di persone in tutto il mondo di guardare al proprio disagio con maggiore indulgenza. E lì dove non sono arrivate le parole e le note sono arrivati i fatti. Nel 2012, insieme alla madre Chynthia, Lady Germanotta ha infatti dato vita alla Born This Way Foundation, un’organizzazione che dà priorità proprio alla mental health e al benessere dei giovani, con l’obiettivo di convalidare le emozioni e sradicare in loro, e non solo, lo stigma intorno alla salute mentale.
D’altronde Gaga ha sempre avuto le idee molto chiare sul tema, come dimostra un suo editoriale sul Guardian co-firmato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, datato 2018:
Possiamo tutti contribuire a costruire comunità che comprendano, rispettino e diano priorità al benessere mentale. Possiamo tutti imparare come offrire supporto ai propri cari che stanno attraversando un periodo difficile. E possiamo tutti far parte di un nuovo movimento, comprese le persone che hanno affrontato personalmente una malattia mentale, per chiedere ai governi e all’industria di mettere la salute mentale in cima alle loro agende.
MENTAL HEALTH IN MUSICA
E in cima alla sua di agenda il tema c’è senz’altro, come meravigliosamente dimostra il brano “911”, dall’album Chromatica (2020).
Il brano è stato definito un “poesia (ballabile) del dolore”. La canzone, infatti, racconta della lotta della cantante con la depressione e il disturbo post-traumatico da stress e prende forma visiva nel video di un viaggio metaforico, in un deserto surreale dominato da un cavaliere nero.
“My biggest enemy is me, pop a 911”, “il mio più grande nemico sono io, chiama il 911” (il numero americano per le emergenze).
Il messaggio che ancora una volta Lady Gaga vuole trasmettere è prezioso. Partendo dall’assunto che il più grande tabù legato ai disturbi mentali è il tema stesso, la performer sa bene che ancora oggi molte persone tendono ad accettare e comprendere la malattia solo quando riguarda il corpo. I disturbi psicologici quelli no no, quelli vengono sminuiti, ignorati, in alcuni casi persino derisi: sono i disturbi dei “malati immaginari”. Ed è a causa di questo stigma, di questa odiosa barriera, che molte persone, pur avendo bisogno di aiuto professionale, evitano di cercarlo per paura di essere giudicate, per vergogna.
Non siate i peggiori nemici di voi stessi. Se vi rompete una gamba in un incidente chiamate il numero di emergenza: perché non fate lo stesso quando si rompe qualcosa dentro?




