Oltre dieci anni di attività per Il Pagante, che è ora tornato con un disco “Devastante“, il terzo in carriera. Ecco la nostra intervista
È un ritorno “Devastante” quello de Il Pagante. Eddy, Federica e Brancar, a quattro anni di distanza dall’album “Paninaro 2.0“, che gli ha fruttato svariati dischi d’oro e di platino, hanno rilasciato il disco “Devastante“, in cui non poche sono le collaborazioni. Da Carl Brave a Lorella Cuccarini, passando per J-Ax e Jake La Furia. Undici tracce in pieno stile “Pagante”, tutte da ballare, che il trio non vede l’ora di portare prossimamente in tour dal vivo.
Cosa avete intenzione di comunicare con questo progetto?
Federica – Già la copertina, che è d’impatto, con lo stadio San Siro, simbolo di Milano, post-apocalittico, è una conferma: dopo tutto quello che è successo, ci siamo. È un disco un po’ diverso rispetto ai due precedenti. Il primo era una sorta di raccolta dei nostri singoli già pubblicati, con qualche novità in più, mentre il secondo è stato più una riconferma, una novità verso il mondo pop, sempre in “chiave Il Pagante”, per farci sentire ad alta voce. Questo invece vuole essere un ritorno alle origini, con musica più da discoteca e da club, più nudo e crudo.
Proprio quella copertina può essere vista come un grido “duri a morire” de Il Pagante e, di rimbalzo, anche di tutto il mondo della musica e del club?
Brancar – Sì assolutamente, perché San Siro ricorda anche i concerti, per noi è lo stadio del calcio, ma anche dei concerti. La copertina voleva dunque rappresentare che la musica c’è.
Tredici anni di attività, di cui dieci interamente dedicati alla musica. Che viaggio è stato fino ad ora?
Brancar – È stato un viaggio in continua crescita. Non abbiamo bruciato alcuna tappa, abbiamo avuto le giuste tempistiche per durare ed arrivare a dieci anni di attività. Abbiamo sempre prestato molta attenzione ad ogni canzone che abbiamo fatto uscire. Abbiamo lavorato, sempre bene secondo me, a tutti e tre gli album che abbiamo rilasciato.
È noto il piglio ironico con cui siete soliti trattare molteplici tematiche, dalla notte all’attualità. Ma non vi è mai capitato di sentirvi fraintesi o poco capiti?
Brancar – All’inizio del progetto sicuramente, poi col passare del tempo, e con la pubblicazione dei singoli, le persone hanno capito la vena di ironia che c’era.
Eddy – Di questa cosa ne abbiamo sofferto un po’ all’inizio, nei primi anni, poi per fortuna, lavorandoci sopra, non è più capitato.
Non vi sentite in un certo qual modo i portavoce delle nuove generazioni, che spesso rimangono inascoltate?
Brancar – A me piacerebbe. Il Pagante, oltre ad essere un progetto musicale, è un movimento. Andiamo sempre a parlare di molte tematiche, soprattutto giovanili, come loro vedono la quotidianità e non solo. Le vacanze, l’Università, lo stare insieme. Sarebbe bello essere i portavoce di quella che è la gioventù.
Il Covid-19 ha messo i bastoni tra le ruote a questo progetto. D’altronde il brano “Gente de la mañana” era stato previsto per il mercato estivo, no?
Brancar – “Gente de la mañana” rimane un singolo estivo. È una canzone che avevamo pronta da qualche anno, ovviamente parlando poi di “tutte le sere in discoteca” e della Isla di Ibiza non abbiamo potuto più elaborarla come singolo perché erano stati interdetti i voli all’estero, così come le discoteche erano state chiuse. Ci sembrava un peccato sprecare una canzone alla quale siamo molto legati, non avrebbe avuto molto senso.
In “Italiani a Londra” invece ironizzate, insieme a J-Ax, su quegli italiani che volano in terra inglese per cercare fortuna, senza riuscirci, ma presentando poi sui social una realtà distorta…
Eddy – “Italiani a Londra” è un pezzo che nasce per scherzare un po’ sui milanesi, ma anche sugli italiani in generale che andavano a Londra con la grande ambizione di fare carriera ma che alla fine finivano per fare lavori super umili. Questo prima della Brexit, adesso sono cambiate un po’ di cose. Abbiamo voluto raccontare questa storia alla nostra maniera, chiamando anche J-Ax, altro artista molto bravo a scrivere con questa chiave ironica. Il pezzo è uscito proprio come lo avevamo in mente.
Nell’album trattate anche di un argomento che ha molto diviso e che continua a far discutere nei palazzi importanti e non solo, lo smart working. Qual è la vostra opinione in merito?
Brancar – Credo che, come tutte le cose, sia giusta una via di mezzo. Credo sia giusto che, dopo un po’, la gente inizi a tornare almeno metà settimana in ufficio, se non altro perché così lavorano i bar di fianco agli uffici, tutte le imprese riprendono l’attività, ci sono più persone in giro. Andrebbe meglio un po’ per tutti. Capisco che per molti sarebbe più comodo, ma mi rendo conto, parlando con alcuni amici, che non a tutti lo smart working piace. Uscire al mattino e andare in ufficio ti cambia un po’ la giornata. Ovviamente fare lo smart working alle Canarie, o al sud, dove c’è un clima migliore, sicuramente sarebbe diverso.
Dopo l’ottima riuscita di “Adoro“, tornate a collaborare con M¥SS KETA nella title track di “Devastante“. Due universi complementari i vostri?
Eddy – Sì, perché alla fine parliamo dello stesso mondo, entrambi i progetti arrivano da Milano. Magari il mondo di M¥SS KETA è un po’ più dark, infatti quando lavoriamo a una collaborazione con lei cerchiamo di mischiare i due mondi, che sono comunque molto allineati. La cosa per adesso ha sempre funzionato bene. A breve lanceremo il video di “Devastante” e torneremo finalmente a suonare, non vediamo l’ora di vedere il feedback delle persone su questo nuovo brano.
È di oggi l’annuncio del raddoppio della data milanese, dopo il sold out della prima al Fabrique. Tra Londra e Roma, si ritorna dal vivo ad Aprile. Come vi state preparando?
Eddy – Ci arriveremo sicuramente allenati. Ora che le discoteche sono state riaperte, riprenderemo con i dj set. Poi ci toccherà studiare uno show ad hoc, qualcosa di speciale per queste date annunciate.
Il Pagante a Sanremo. In passato è circolata questa voce, ma c’è mai stata la possibilità di trovarvi in gara all’Ariston?
Eddy – Ci siamo sempre mossi un po’ tardi. Non si è mai creata l’occasione. L’idea c’è stata ma al momento non s’è mai concretizzata. Per il futuro non escludiamo nulla.