I Fast Animals and Slow Kids pubblicano il settimo album di una carriera fiammante. Ecco Hotel Esistenza: undici canzone, undici stanze di un albergo in sospeso tra vita, ricordi e nostalgia
I Fast Animals and Slow Kids sono tornati, e come suona bene in cuffia – ma soprattutto in cassa, senza paura di alzare il volume – il loro nuovo album. Il settimo in carriera per l’esattezza. Aimone Romizi, Alessio Mingoli, Jacopo Gigliotti e Alessandro Guercini aprono le porte di un Hotel Esistenza avvolto dalla foschia di un inverno emozionale. Stanze silenziose, in attesa di un rumore di vita che ne faccia vibrare le pareti, rivestite da una carta da parati incerta, separata al muro da bolle d’aria che ne rendono precaria l’adesione. Un po’ come l’animo umano di oggi, in bilico tra cosa e giusto e cosa non lo è, da impulsi esterni e una carne che comincia ad essere insofferente.
Undici sono le canzoni che compongono la tracklist di questo nuovo progetto dei Fast Animals and Slow Kids, un album solido, diretto, a volte spietato. Ci sono Festa e Come no, già singoli, e altre nove canzoni che meritano un ascolto attento, che non rimanga a galleggiare sulla superficie. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare i Fast Animals and Slow Kids proprio per vedere cosa si nasconde sotto la superficie delle cose, al di là delle porte di un hotel che accoglie e fa riflettere.
Immaginiamo il vostro nuovo disco, Hotel Esistenza, come fosse a tutti gli effetti un albergo. Le sue stanze, il suo arredamento, dalla mobilia alla carta da parati. Voi questo hotel come lo immaginereste?
È una domanda che ci stiamo ponendo attualmente. Da molto tempo ci chiediamo, fisicamente, come sarebbe questo hotel. Un po’ un Hotel Miramare, un Hotel Splendor, da inverno in Riviera. Sospeso nel tempo, fermo lì, che in inverno profuma di nostalgia, in attesa di riaccendersi d’estate. Potrebbe essere un hotel disperso nel nulla di un paesino. Sospeso è l’aggettivo giusto perché l’obiettivo è anche quello di sospendere le canzoni nel tempo, cristallizzare la musica. Ci piacerebbe che queste canzoni andassero a popolare le stanze di questo albergo, rimanendo lì, come se quelle stanze non le toccasse mai nessuno. Dedicate a quel sentimento.
In Una vita normale c’è una frase nel testo che mi ha particolarmente colpito: “Se sei troppo normale nessuno ti vede“. Oggi, anche attraverso i social, si spinge sull’acceleratore dell’apparenza. Tutti sono chiamati ad essere di più, o quantomeno a mostrarlo. Può esserci una via per “resettare” tutto e riappropriarsi di una vita “normale”?
Il primo punto sta nel definire cosa renda una vita “normale”. Tutte le vite sono normali. È così varia la possibilità umana, il suo desiderio, i suoi sogni e scelte. Quello a cui dobbiamo tendere, almeno secondo la nostra interpretazione, è a non strafare. Fare ciò che ci fa stare bene. Una vita normale sta nel fare le cose che ci identificano come persone, per ambire a stare bene, con noi stessi e non solo.
“Adesso non abbiamo più vent’anni, se litighiamo ci facciamo a pezzi, siamo una casa senza pavimenti, dormiamo insieme, ci svegliamo tristi“. Lo cantate in Quasi l’universo. A proposito di ciò, riflettendo sull’amore – componente che torna spesso in questo disco – come fa a sopravvivere al tempo, quando a una relazione con tanti anni sulle spalle cominciano a tremare le gambe e a non sorreggersi più?
Ognuno di noi potrebbe dare una risposta propria e diversa. Il concetto di stima e apprezzamento umano nei confronti dell’altra persona è importantissimo. Stimare il pensiero, l’atteggiamento, l’approccio alla vita della persona con cui ti stai relazionando può essere una cosa positiva, perché andrebbe ad alimentare il desiderio di scoprirsi, di conoscersi, eliminando così la noia. Sapere che c’è un pensiero diverso dal tuo, ma altrettanto valido, che può darti degli spaccati sempre nuovi. E poi ridere: un antibiotico alle rotture della vita.
Veniamo a Festa – uno dei singoli che ha anticipato la pubblicazione del nuovo album dei Fast Animals and Slow Kids -, nella frase “La festa è stupenda peccato la musica” mi è venuto da pensare al mondo della discografia di oggi. Tutto bello, tutti felici, ma nelle canzoni poi cosa c’è?
Il vero punto rispetto a questo tema, molto caldo nel contesto musicale odierno, se esista o meno una musica “autoriale”, è che secondo noi sì, esiste. È un problema di rappresentatività. La musica che gira di più è leggera, di compagnia, la cui funzione non è quella di farti pensare ma di farti ballare il venerdì sera. Di per sé non è un male, è soltanto il quantitativo e l’esposizione che è pressoché totalizzato nei confronti di questa tipologia di musica. Noi siamo di una generazione votata alla “ricerca” della musica, anche quando era più difficile trovarla. Questo ci ha permesso di comprendere, anche interiormente, che di musica bellissima, straordinaria, ne viene fatta continuamente. Basta cercarla.
In questo periodo storico la grande differenza sta nella ricerca: bisogna farne di più. Non restare fermi ai numeri. C’è anche un’altra cosa che non si dice mai in ambito musicale ma è comunque importante: non è detto che per tutti la musica sia una cosa importante, e per questo non dobbiamo rompere il cazzo a chi non ne fa un proprio interesse, che è quindi legittimato a “prendere” ciò che arriva da chi è capace di distribuirla meglio o dai contesti che ci sono. Se invece fa parte di te, come nel nostro caso, basta cercare e si trova di tutto.
In È solo colpa tua troviamo anche quelle aspettative che oggi tendono a schiacciare le persone. Se non si riesce a soddisfare quelle stesse aspettative, sia personali che provenienti da terzi, si arriva a colpevolizzarsi. Come si fa ad uscire da questo tunnel?
Alla base c’è il conoscersi, capire cos’è veramente importante per te. Il pezzo approfondisce anche il senso di colpa scaturito dal tradire l’io bambino. I sogni che si fanno da ragazzini vanno rispettati e tutelati. La realtà ci pone degli ostacoli e alcuni di questi inevitabilmente potrebbero cadere. Bisogna crederci però e ciò può aiutare anche nel fallire. Poter dire alla fine “io sono uno di quelli che ci ha provato”. Non è come la retorica del “believe in your dreams” dei vincenti, ma è un invito a tutelare i propri sogni da bambino. Perché se poi li metti da parte emergerà un profondo senso di colpa, perché di fatto non ti sei dato possibilità.
Un pezzo molto intenso in Hotel Esistenza è Brucia. La traccia si rifà ad importanti fatti d’attualità, come ciò che ha portato all’esplosione mondiale del movimento Black Lives Matter. Diteci di più
La canzone si rifà proprio a ciò che ha scatenato il movimento, il caso George Floyd, quella storia allucinante che ci ha fatto accapponare la pelle. Parte da un fatto di cronaca per poi riflettere su una cosa che ci accade oggi. Tendiamo ad un cinismo osceno, che non avremmo mai accettato da ragazzini. Da ragazzini si agisce, forse anche troppo. Si spaccano cose, si fanno stronzate. Non è detto che questo sia il modo giusto per relazionarsi alla cattiveria, ma dall’altra parte neanche fare ciò che istintivamente facciamo oggi, che siamo abituati al male nel mondo. Indignarsi un secondo e poi dimenticarsene subito dopo, quasi come meccanismo di autodifesa da tutto ciò che dai social e dall’esterno arriva.
Dobbiamo trovare una via intermedia tra il ragazzino che spacca tutto, anche solo per il gusto di farlo, e l’adulto cinico che, seduto sulla sedia, “scrolla”, s’indigna e va oltre. È proprio questo il senso del pezzo: non è detto che tutte le azioni che facevamo da diciottenni fossero sbagliate perché avevamo diciott’anni, al tempo stesso non è detto che la risolutezza che abbiamo oggi da adulti non sia anche sinonimo di non-azione e voglia di non fare un cazzo.
Ma che botta emotiva è Santuario?
Eh! È il pezzo preferito di Aimone e Jacopo.
Uno dei brani più belli e intensi dell’album. Anche qui ritorna l’amore…
Lo consideriamo il pezzo un po’ più triste e “pesante” del disco. È quella tipica situazione che accade nei rapporti in cui non sai bene quale sia la scelta più giusta da fare. È un pezzo che a noi piace perché parte subito in faccia. Lo senti arrivare addosso. Dà una carica di “pesantezza” da un punto di vista musicale e il testo ti pone davanti a dilemmi che tutti affrontiamo. Non solo nei rapporti d’amore, ma anche in quelli d’amicizia. C’è sempre un bisogno profondo di capire in che fase si è in quel rapporto, per capire se bisogna portarlo avanti, anche con fatica, o chiudere la porta e andare da un’altra parte.
Parlando proprio dell’aspetto musicale di questo album, non fate mistero di come abbiate attinto molto a ciò che sono da sempre gli ascolti dei Fast Animals and Slow Kids. Una vera e propria celebrazione di chi siete sempre stati, dall’adolescenza ad oggi.
Noi cerchiamo di celebrare sempre i nostri gusti. Forse in questo album di alcuni aspetti musicali in cui si ritrovano le nostre ispirazioni e ascolti ce ne siamo accorti dopo. Quando abbiamo finito È solo colpa tua, ad esempio, ci siamo detti “Ma questi sono i Jimmy Eat World raga, di quando avevamo 14 anni e ci piaceva l’emo-punk”. Ci piace tributare quello che siamo e ciò che siamo come band, inteso come idea di suono, ma anche ciò che siamo stati come fan. A volte questi due processi si fondono.
A sostegno di questo album partirà da giovedì 24 ottobre uno speciale instore tour / non-instore tour. Incontri in tutta Italia dove presenterete il disco in maniera diversa rispetto al canonico firmacopie. Cosa state preparando?
Abbiamo fatto molti instore tour che erano una sorta di firmacopie e chiacchiera. Ci siamo resi conto che in realtà dopo un po’ ci imbarazziamo. Perché allora non fare una chiacchierata sulla musica che facciamo e magari suoniamo un paio di pezzi in acustico? Così si presenta il disco, altrimenti sembra sempre un’operazione commerciale. Son tre anni che ragioniamo su questo album, e nel complesso durerà 30-35 minuti nella vita delle persone, poi magari finirà lì. Crediamo che le parole e la musica riescano ad unirsi, sempre. Saranno situazioni intime, con una cinquantina di persone. Ci sarà la possibilità di chiacchierare, confrontarsi e far venire fuori cose da questo album sempre nuove anche per noi.
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IL NUOVO ALBUM DEI FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
I Fast Animals and Slow Kids partiranno con una nuova tournée nei più importanti club da nord a sud: il Festa Tour 2024, con già due date Sold Out. La band sarà in concerto martedì 3 dicembre al Padova Hall, si continua il 4 dicembre, all’Alcatraz di Milano, il 6 dicembre, al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO), il 14 dicembre, di nuovo al Padova Hall (già sold out), il 17 dicembre all’Atlantico di Roma.
Il Festa Tour 2024 dei Fast Animals and Slow Kids continuerà il 18 dicembre all’Estragon Club di Bologna (già sold out), il 27 dicembre alla Casa della Musica di Napoli, il 28 dicembre all’Eremo Club di Molfetta (BA) e per finire il 30 settembre faranno tappa al LAND di Catania. I biglietti sono disponibili qui.