Britney Spears si appella alla Corte Suprema e richiede la revoca della custodia del padre, che tra incubi e limitazioni dura da 13 anni

Britney Spears rivuole la sua vita. Vuole la libertà, vuole avere un bambino, vuole riconoscersi e ritrovarsi fuori da una custodia legale, quella assegnata al padre Jamie Spears da ormai 13 anni. Negli scorsi giorni la popstar, idolo d’adolescenza di molti di noi, s’è rivolta alla Corte Superiore di Los Angeles presieduta dalla giudice Brenda Penny. Venti minuti come un fiume in piena, in cui l’artista ha raccontato questi anni di reclusione in una gabbia psicologica.

«Ho detto al mondo intero che sto bene e sono felice. È una bugia. Pensavo che dicendolo abbastanza forse sarei diventata felice, ma non volevo ammetterlo. Ero sotto shock. Sono traumatizzata. Ora vi dico la verita, ok? Non sono felice. Non riesco a dormire. Sono arrabbiata da matti. E sono depressa. Piango ogni giorno», ha detto la star 39enne di “Baby one more time“.

A porre un faro sulla questione è il New York Times, che ha pubblicato alcuni documenti legali che dimostrano come Britney Spears stia cercando di liberarsi dal controllo del padre, che supervisiona ogni aspetto della vita della cantante, da quello economico a quello personale, controllandone patrimonio, mosse pubbliche, azioni, ogni cosa.

Tutto partì da quel tragico 2008, quando Britney, in seguito ad un pesante crollo nervoso avvenuto in pubblico che la portò a rasarsi il capo a zero, e a dirla tutta in quella circostanza la stampa scandalistica ci mise del suo e rincarò la dose verso una ragazza in profonda crisi. Britney venne così ricoverata in un istituto mentale ed affidata alla custodia nel padre, ma nel tempo fortunatamente la cantante ne uscì, e ad incatenarla è rimasta proprio quella “custodianship“.

«Voglio sposarmi e avere un bambino. Volevo farmi togliere la spirale e avere un bambino, ma i miei tutori non me lo fanno fare». Confessioni choc che proseguono: «Tutto ciò che mi succedeva doveva essere approvato da mio padre e lui amava il controllo di poter ferire sua figlia al 100%. Lavoravo sette giorni su sette, niente giorni liberi. Far lavorare qualcuno contro la propria volontà, togliergli ogni cosa – carte di credito, contanti, telefono, passaporto -, e metterlo in una casa controllato da altre persone. Vivevano tutti con me, le infermiere, la security. Mi guardavano mentre mi cambiavo ogni giorno, nuda, mattino pranzo e sera. Non avevo privacy».

Un vero e proprio incubo che l’artista vuole che finisca immediatamente, e con lei i suoi tantissimi fan e colleghi, che nelle ultime ore hanno aderito al movimento #freebritney, per restituire a Britney Spears la libertà tanto agognata. Un baby prodigio posto più volte sull’orlo del precipizio, ma che oggi ha trovato ancora le forze per reagire e chiedere a gran voce aiuto. Che la sua richiesta non rimanga inascoltata.

Ideatore e fondatore di 4quarti Magazine. Scrittore e giornalista salernitano iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania. A dicembre 2023 pubblica "Nudo", il suo primo libro. «Colleziono compulsivamente dischi e mi piace scrivere con la musica ad alto volume».

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