Con il lancio delle tracce Salem e Paris, McDonald’s RMX si conclude il percorso discografico di Tilt, terzo album di Bartolini. Il cantautore traccia adesso un bilancio
Cantautorato indie e influenze britanniche. L’universo musicale di Bartolini è affascinante, al punto di renderlo uno delle nuove proposte del mercato musicale tricolore più intriganti degli ultimi tempi. A conferma di ciò ci ha pensato Tilt, terzo album in carriera pubblicato per Carosello Records, a cui di recente si sono aggiunti due brani: Salem e il remix di Paris, McDonald’s – traccia già presente nella tracklist originale – che hanno così concluso il percorso di questo album, di certo molto importante per Bartolini. Frutto di un lavoro durato circa un anno e mezzo, all’interno il cantautore ha messo tutte le ombre che lo hanno avvolto, trasformandole in canzoni.
Dopo Penisola, datato 2020, e Bart forever, uscito nel 2022, Bartolini con Tilt mostra il lato artistico – e personale – più maturo e riflessivo di sé. Si parla di passaggio alla vita adulta, di affetti e perdite, del disorientamento così ricorrente tra le nuove generazioni. Certo, non manca la spensieratezza che, soprattutto nelle tracce più note al pubblico, non manca. In quest’opera miscelata con influenze alternative rock che hanno visto il cantautore attingere dagli ascolti più ricorrenti della sua adolescenza. Al fianco di Bartolini c’è stato il produttore Goldenyears e il direttore artistico Davide Rossi Doria, insieme a Matteo Domenichelli (per la bonust track Salem) e due featuring con Lil Kvneki e Tripolare.
Sul finire di agosto le due bonus track Salem e il remix di Paris, McDonald’s hanno chiuso il cerchio di Tilt, il tuo terzo album. Che viaggio è stato?
È stato un viaggio molto intenso, in questo disco ho cercato di mettere tutto quello che mi è successo negli ultimi due anni. Salem rappresenta la chiusura definitiva di questo cerchio. Avevo bisogno di un manifesto, soprattutto di immagini molto chiare e ben definite che mi rappresentassero al meglio in questa fase. Per questo motivo Salem mi sembrava il pezzo perfetto per la fine di questo viaggio. Il remix di Paris, McDonald’s è stato un esperimento. Da tempo volevo far uscire qualcosa che sposasse le mie sonorità e mi sembrava il pezzo giusto con cui iniziare a “giocare”.
D’altronde c’è stato tanto lavoro dietro questo disco: oltre un anno trascorso tra «slanci creativi e dubbi profondi»… rispetto a cosa?
Sicuramente dopo un EP e due dischi avevo perso un po’ il focus. Ho attraversato molti mesi oscuri in cui sentivo di non aver niente da dire, per cui riprendere a scrivere è stato abbastanza problematico. Sono momenti che purtroppo vivo costantemente e ciclicamente, soprattutto dopo un rilascio di emozioni molto potente conseguente all’uscita di qualcosa di profondamente intimo. Ho messo molto in discussione le mie capacità creative ed ho avuto molti dubbi sul proseguire la carriera musicale.
Se nel precedente lavoro Bart forever c’era lo sguardo dell’adolescenza ad osservare le cose, in Tilt a farsi largo è un primo scorcio di vita adulta. Lo possiamo considerare, questo, come un doppio filo che lega le due opere?
Si, c’è un filo che collega Bart forever a Tilt. In Bart forever avevo la necessità di offrire una prospettiva più fresca, caratterizzata dalla spensieratezza e dall’inquietudine che spesso si vive a quell’età. Bart forever contiene emozioni molto intense ed una ricerca quasi disperata di un’identità. Tilt è caratterizzato da una maggiore complessità e responsabilità. Segna il passaggio dall’inconsapevolezza ad una riflessione più profonda sulle dinamiche della vita. Penso che questi due dischi possano dialogare tra loro.
Troviamo anche Roma sullo sfondo (ma non troppo) di quest’opera. La città eterna, con le sue mille ispirazioni e stimoli, ma anche difficoltà e vicoli ciechi, è stata per te più una fedele alleata o una temibile nemica?
È croce e delizia. È una casa che porta con sé difficoltà e sfide, vicoli ciechi sia letterali che metaforici. È un luogo pieno di contraddizioni, in cui sopravvivo lottando ogni giorno con il confronto con la realtà in modo profondo. È sicuramente un elemento centrale all’interno di questo disco e continua ad ispirarmi tanto. Ripensandoci Salem dovrebbe essere Roma.
Hai adottato un cambio di sonorità frutto di influenze nuove e diverse. Il brano Smettila ne è una delle prove. Dicci di più.
Con questo album ho avuto la necessità di sperimentare e di rompere con schemi precedenti. Questo brano in particolare credo sia il mio preferito del disco. Rappresenta perfettamente il periodo che ho vissuto quest’anno. Ho cercato di integrare elementi di generi diversi, Dominic Fike è stata la mia reference in questo processo ma ci sono state anche influenze pop, R&B, rap e rock.
ADHD è tra i punti di maggior luce di questo disco. Brano che usa bene l’arma dell’ironia per esorcizzare difficoltà relazionali che hai incontrato sul tuo cammino. Ti va di dirci qualcosa in più rispetto a questo brano?
Ho voluto utilizzare l’ironia come strumento di riflessione per affrontare in modo leggero le difficoltà che possiamo incontrare nell’arco della nostra vita. Il titolo stesso gioca su un tema serio, andando a fondo sulle frustrazioni e le incertezze che possono derivare da un mondo che ci richiede di essere sempre presenti. Volevo che fosse una celebrazione delle nostre imperfezioni. Mi sono ispirato ai The Cure un po’ più giocosi di In between days.
Altro bel pezzo è proprio Paris, McDonald’s, che vive in questo album in due differenti versioni. Come mai la scelta di sperimentare proprio con questa canzone sonorità tendenti all’UK Garage e Lo-Fi House?
Ti ringrazio molto. Parto con il dire che è un pezzo in cui vive il contrasto tra bellezza e marciume. A livello stilistico ha avuto tante vite, non riuscivo a trovare un vestito adatto. Questa sperimentazione sonora è nata un po’ per necessità un po’ per gioco. È stata anche un modo per esprimere la vera essenza del brano. In particolare mi sono rifatto ad un sound UK. Ho iniziato proprio a produrre facendo proprio quella roba lì ma non avevo mai avuto il coraggio di far uscire qualcosa. Mi sembrava il pezzo giusto per evocare quella sensazione di movimento.
Cimitero. Al netto del tuo vissuto che ti ha portato a scrivere questa canzone, quanto credi possa essere terapeutico affrontare il proprio dolore, anche quello scaturito da un lutto, con il mezzo dell’arte e della creatività?
Fare musica è come fare terapia allo specchio quindi, assolutamente sì. Tendo a tenermi tutto dentro e l’arte mi offre uno spazio sicuro per poter dare voce a delle emozioni che spesso rimangono inespresse. Mi aiuta ad esorcizzare molte cose vissute e a trovare una via d’uscita.
Due i featuring in questo disco: con Lil Kvneki in Bugie e con Tripolare in Chicco. Raccontaci queste due collaborazioni.
Entrambi sono amici con cui condivido un rapporto non solo artistico ma anche umano. Con Alessio (Lil Kvneki) abbiamo trovato una sintonia incredibile e questo rende il processo di scrittura molto fluido e genuino. In entrambe le tracce non è solo la musica a parlare ma anche il legame che si è venuto a creare nel tempo e che ha reso queste collaborazioni ancora più significative per me.
Salem, ultimo in ordine temporale di Tilt. Una testimonianza di come i giovani si sentano visti e percepiti nel contesto sociale odierno. È un discorso, il tuo, che può essere esteso anche alla musica, a tutti i talenti di nuova generazione che provano a farsi sentire?
Assolutamente sì. Salem rappresenta una riflessione su come ci si sente nel contesto sociale attuale. Ci ritroviamo a fronteggiare sfide e pressioni che possono sembrare schiaccianti e la musica, almeno nel mio caso, mi aiuta a dar voce a questa sensazione. È un modo per esprimere la mia realtà in una quotidianità in cui spesso ci si sente invisibili.
All’inizio dell’intervista s’è parlato di viaggio, rispetto a Tilt. Questo viaggio ora va concludendosi. Considerando le persone che hanno ascoltato l’album, i feedback ricevuti, c’è un aspetto di quest’opera che più è arrivato al pubblico e di cui sei maggiormente fiero?
Sono molto contento di com’è stato accolto dal mio pubblico, contento che sia stata apprezzata la varietà di generi con cui ho voluto sperimentare. La cosa che mi rende maggiormente fiero è vedere le persone ai concerti cantare le canzoni che fino a pochissimo tempo fa erano solo su un hard disk.
Ora Tilt passa in archivio. Che si fa adesso?
Ogni volta in cui esce un disco ho sempre bisogno di riprendermi del tempo per me stesso. Proprio in questo momento sto mettendo assieme i pezzi per poter scrivere nuove canzoni e farle uscire al più presto.