Grande festa per i trent’anni di Azzurra Music, storica casa discografica indipendente che, attraverso i suoi dischi, ha scritto pagine importanti della nostra musica. Ecco la nostra intervista al presidente Marco Rossi
Il fascino senza tempo del disco, la scommessa di lanciare nuovi talenti, le sfide del digitale e le nuove avventure dell’editoria. Nei trent’anni di storia di Azzurra Music, ben nota casa discografica che nel corso degli anni ha lanciato sul mercato gli album di nomi importantissimi della musica italiana, si avvicendano tante vite diverse, tutte vissute e scandite da note musicali. Il presidente della label, Marco Rossi, si prepara a festeggiare questo straordinario traguardo con una serata di gala, fissata per il 31 ottobre al Teatro Toniolo di Mestre. Ci ha raccontato, in quest’intervista, le mille sfumature di un viaggio incredibile.
Torniamo indietro nel tempo, a Pastrengo: è il 1994 e nasce l’Azzurra Music. Com’è partito tutto?
Parte tutto da una mia casuale esperienza, durata cinque anni, in una fabbrica di cd. Da neolaureato, tornato dagli studi negli Stati Uniti, e da atleta professionista che ero, cercavo il mio primo lavoro e l’ho trovato in quella che, all’epoca, era la fabbrica di cd più grande d’Europa. Era una fabbrica tedesca e cercavano un responsabile per l’Italia. Costruì una filiale nel nostro Paese e conobbi così tutti i grandi operatori del settore: DeAgostini, Curci, Ricordi. Ho capito mi piaceva di più il lato creativo di questo business, rispetto a quello industriale. Dopo diverse considerazioni, alla fine del ’94, ho messo in piedi la mia società.
Tantissimi gli artisti che hanno pubblicato la propria musica con Azzurra Music. Nomi di prim’ordine della canzone italiana: si va da Patty Pravo ad Al Bano, da Rettore a Bobby Solo. Con quali di loro si è tolto le maggiori soddisfazioni?
Sono tutti un po’ figli tuoi, anche se sono centinaia e centinaia. Devi lavorarci con passione, altrimenti non riesci neanche ad entrarci in contatto. D’altronde quando loro fanno un disco, per loro è come un bambino. Devono avere la sicurezza che finisca nelle mani giuste. Un esempio che mi ha dato molta soddisfazione è il lavoro svolto con Al Bano. Una persona straordinaria, abbiamo fatto due Festival di Sanremo insieme. Ci siamo rivisti pochi giorni fa, a casa sua, ed è sempre una persona meravigliosa, mai intaccata dal successo conquistato in Italia e all’estero, dov’è addirittura maggiore rispetto a quello ottenuto in patria.
Nel corso di questi trent’anni la discografia ha cambiato più volte pelle, senza considerare l’impatto del digitale sulla fruizione della musica e il rapido declino – salvo un’attuale ripresa – del consumo del fisico. Azzurra Music come ha vissuto questi cambiamenti?
La nostra casa discografica è sempre stata al 100% indipendente e ha sempre fatto tutto da sé. Quando si vendevano tanti dischi, nei tempi d’oro, venivamo considerati una mini-major perché potevamo contare su una piena autonomia a 360°, dagli studi di registrazione ai magazzini e logistica, passando per la distribuzione. Questo ci ha permesso di superare questi trent’anni e intuire i cambiamenti del mercato.
Per un indipendente il passaggio dall’economia del disco all’economia del digitale è stato difficilissimo. Direi che solo in questi ultimi 2-3 anni siamo riusciti a superare quel momento lì. Da un’azienda grossa che eravamo, composta da trenta persone, siamo diventati un’azienda più piccola, con sette collaboratori. Si pensi che oggi per incassare mille euro bisogna fare un milione di ascolti, mentre prima mille euro li si incassava con la vendita di pochi cd. Siamo comunque molto contenti perché si intravede di nuovo una crescita.
Azzurra Music ha dato spazio anche ad artisti emergenti. Con il tempo anche il modo di fare scouting è cambiato. Nel vostro caso, come sondate nuovi talenti e proposte?
Noi abbiamo sempre fatto scouting sul campo. Abbiamo dato possibilità ad una miriade di artisti e personalmente credo sia questo, se mi guardo indietro, il più grande orgoglio. I risultati di oggi sono frutto di una “politica” e attitudine, quella di dare la possibilità a molti artisti di stampare e distribuire i propri dischi. Tanti di questi non sono mai emersi ma la cosa importante è che ci siano stati e ci sono.
Ad esempio, se apro la porta ad un jazzista, può magari non arrivare ma la sua musica di qualità rimane. Oggi l’Azzurra Music può vantarsi di aver costruito un bel substrato musicale. Il nostro è stato uno scouting di semina continua e nonostante nove progetti su dieci non hanno dato, in quel momento, risultato nell’immediato, poi con il tempo hanno trovato il modo di ritornare e avere ragione di quell’investimento.
Con l’avvento del digitale molti artisti emergenti optano per l’autoproduzione. Cosa ne pensa di questo fenomeno? Non c’è il rischio di tante gocce in un mare in cui pochi riuscirebbero poi a nuotare?
È esattamente come ha detto lei. Se uno va a vedere dentro questa immensa quantità di brani pubblicati sulle piattaforme digitali, rimarrebbe impressionato dai dati. Per esempio: su 120 milioni di canzoni disponibili in digitale soltanto 30 milioni di queste hanno ascolti, il resto sono ferme a zero. Siamo passati da un’economia che aveva circa 25-30mila articoli in disco a un’economia che ne conta 120 milioni. È stato stravolto tutto.
Riavvolgiamo il nastro al 2007: Sanremo. al Festival Azzurra Music si presenta per la prima volta tra i big presentando un brano meraviglioso, “Il terzo fuochista“, cantata da Tosca. Che esperienza è stata?
Una bellissima esperienza grazie anche a Pippo Baudo, un grande in questo campo. Quando sentì quella canzone la volle a tutti i costi. Fu proprio la canzone a permettere che tutto ciò accadesse, insieme alla grande capacità interpretativa di Tosca. Avevamo già un album pronto che si chiamava “Romana”, composto da tracce tipicamente romane, e l’abbiamo modificato all’ultimo momento per far spazio a “Il terzo fuochista” quando abbiamo saputo che saremmo andati a Sanremo. Il lavoro ottenne anche un ottimo riscontro da parte della critica.
Attraverso Azzurra Publishing, l’etichetta discografica da lei presieduta s’è affacciata anche sul mondo dell’editoria, con la pubblicazione e diffusione di opere legate ad artisti musicali e non solo. Ci dica di più.
Tutto parte da una considerazione molto semplice: a partire dal 2015 abbiamo assistito tutti al calo di vendite del disco, insieme alla repentina sparizione di numerosi negozi. Basti pensare che vent’anni fa c’erano un migliaio di negozi di dischi, oggi ne sono rimasti diverse decine. Mentre le librerie non hanno subito lo stesso calo, anzi, c’è stato un momento in cui se n’è registrato anche un aumento. Abbiamo capito che il libro godeva di un altro fascino per i consumatori.
In realtà già una quindicina d’anni fa ci fu un esperimento con Riccardo Fogli, allegando libro e cd insieme. Eravamo dunque già preparati, sia sul piano psicologico che pratico. Il concetto è dare al consumatore qualcosa in più insieme al disco, un plus legato sempre all’artista. Così siamo entrati nelle librerie, dando uno sfogo maggiore alla vendita del prodotto fisico.
Il 31 ottobre prossimo, al Teatro Toniolo di Mestre, si terrà una speciale serata di gala condotta da Mara Venier: “La musica è azzurra: 30 anni in una notte”. Una vera e propria festa per celebrare questo straordinario traguardo.
È un ringraziamento rivolto a tutti quelli che hanno fatto sì che, dopo trent’anni, Azzurra Music fosse ancora qui. Collaboratori, dipendenti, fornitori, clienti, artisti. Ho scritto per l’occasione anche un piccolo libro con diversi ricordi, ispirato da uno scatolone pieno di fotografie. Mi è sembrato molto bello riproporre questa storia. È stato bello raccogliere già anche numerose adesioni da parte di artisti che hanno pubblicato con noi, che hanno riconosciuto il nostro impegno verso i loro progetti, e che il 31 ottobre saranno lì a festeggiare con noi.