Il cantautore Simone Avincola, in arte soltanto Avincola, tra pochi giorni salirà sul palcoscenico del Festival di Sanremo 2021 tra le nuove proposte con il brano “Goal!“, mentre oggi è stato invece pubblicato con Leave Music il suo nuovo album, intitolato “Turisti“. Un disco che profuma di nostalgia e di piccole cose che si guardano allo specchio, riflettendo tutta la loro naturale bellezza.

Brani sulla normalità e su un quotidiano che appartiene a tutti. Fotografie essenziali catturate da Avincola che sanno arrivare all’orecchio dell’ascoltatore sotto forma di note e sensazioni. E chissà che proprio questa sua essenza da artista “normale” che canta la vita in ogni sua forma non possa far scattare la scintilla al Festival della Canzone Italiana.

Partendo dal titolo del disco, “Turisti”, ma anche dal concept della copertina, che presenta un francobollo stilizzato. Si percepisce una certa nostalgia per quei viaggi che la pandemia ci ha portato via. Una nostalgia che si avverte anche ascoltando le tracce.

Mi fa molto piacere che sia arrivata questa cosa. L’artwork è curato da Francesco Lampredi, è stata una sua idea perché anche lui ha avvertito ciò che hai sentito tu, ovvero una certa nostalgia. In effetti sono un nostalgico cronico e mi guardo spesso indietro. Immagino le canzoni come dei film, e credo di essere riuscito con i pezzi a formare un primo tempo nostalgico e un secondo che conserva una vena d’ottimismo, cercando così di credere che attraverso i piccoli gesti, che nel quotidiano magari ci sfuggono, si possa sempre andare oltre e vincere questa nostalgia.

Avincola Turisti
“Turisti”, il nuovo album di Avincola

Nei tuoi brani canti la quotidianità in ogni sua sfaccettatura. È difficile cantare la “normalità”?

Mi rendo conto quando rileggo la canzone finita e penso “magari se mi fossi messo a farla a tavolino sarebbe stato complicato”. Cerco sempre di essere molto sincero in quello che scrivo, prendendo spunto dalla mia vita privata e cercando poi di trasformarla come mi pare. In quel momento però non subisco la difficoltà nel descriverla perché ci credo veramente tanto. Poi magari finisce la canzone e ti ritrovi comunque le difficoltà, però queste stesse le accumuli e nasce un’altra canzone.

In “Miami a Fregene” canti “mettiti le cuffie che ti porto a ballare davanti allo specchio“. Un’immagine perfettamente esplicativa del lockdown dello scorso marzo, sancito appena due settimane prima della pubblicazione di questo singolo.

Forse percepivo nell’aria qualcosa (ride, ndr). Ci sono molti pezzi perfetti per questo periodo, però in realtà volevo comunicare la voglia di raggiungere posti lontani anche con i piccoli gesti. Sognare anche dentro casa. Qui ritorna quella normalità di cui si parlava prima. Mentre scrivevo questa canzone mi domandavo come riuscire comunicare quest’immagine a chi avrebbe ascoltato il brano. Poi però mi sono detto “perché ‘gonfiare’?”. La bellezza la possiamo trovare anche nei piccoli gesti. Andare a Fregene, sul litorale romano, e pensare che oltre quel mare ci sia l’oceano di Miami.

Nella titletrack “Turisti” invece dici “ho bisogno di non sentire tutta questa elettricità”. Da quale elettricità stai scappando?

L’elettricità è da intendere sì, come la luce accecante dei lampioni, dei semafori, ma anche come quell’elettricità che si percepisce quando si sta in un momento di totale caos. Nel disco c’è questo contrasto tra la voglia di buttarsi dentro le situazioni e la voglia di allontanarsi e guardare tutto da lontano. dove tutto può sembrare più semplice, come nel caso di questo brano ma anche di “Faceva freddo“, che chiude l’album.

Venendo al pezzo sanremese, “Goal!”, una delle frasi cardine è “magari faccio goal, vinciamo la partita”. Al di là del leoncino sanremese, qual è il goal che vorresti fare in questo momento della tua vita?

Sembrerà banale ma sono sincero. Per me il goal è, adesso che è uscito l’album, di percepire nelle persone che l’hanno un’emozione. Mi mancano i live proprio per questo motivo, perché ai concerti si verificano scambi di sguardi che al momento non ci sono. È questo il goal più bello che tengo a fare, immaginare che le persone possano sentirsi raccontate.

Mancano pochissimi giorni all’inizio del Festival di Sanremo 2021. Ormai ci siamo. Com’è quest’incredibile kermesse vista da vicino ma nel pieno di una pandemia globale?

Sono salito già un paio di volte per fare le prove. Dispiace che non ci sarà quel casino sano fatto dalle persone. Sognavo la folla che si strappava i capelli intorno al red carpet urlando “Avincola! Avincola!”, invece purtroppo questo non ci sarà (ride, ndr). In realtà però penso che non ci si possa lamentare, perché in un momento in cui non ci sono palchi e non si può cantare, noi siamo dei privilegiati. Spero che questo Festival possa essere anche di buon auspicio per l’apertura di teatri e sale da concerto.

Per un artista a Sanremo fa più paura la platea dell’Ariston gremita o un teatro vuoto che non dà un riscontro immediato della performance?

In generale prima di salire sul palco sono un po’ nervoso, però quando sono sulla scena sento che quello è il mio posto e sto piuttosto tranquillo. In quest’occasione non so, perché in occasione delle semifinali di Sanremo Giovani già non c’era il pubblico in sala, ma quello non era il palco del Teatro Ariston. Vedremo!

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Giornalista salernitano iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania. Colleziono compulsivamente dischi e mi piace scrivere con la musica ad alto volume.

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