Pronti, partenza, via! Ecco le 29 canzoni dei Big in gara al Festival di Sanremo 2025, che non brillano per originalità. Molto bene Noemi e Joan Thiele, Tony Effe da brividi (in senso negativo)
C’era un’attesa diffusissima per questo Festival di Sanremo 2025. Una 75esima edizione “benedetta” dal ritorno di Carlo Conti – suo il triennio di successi sanremesi 2015, 2016 e 2017 – che rileva la pesante eredità di Amadeus e presenta le ventinove pedine scelte per questa edizione – sarebbero state trenta se Emis Killa non avesse ritirato dalla competizione la sua Demoni (che abbiamo recensito qui). Adesso però è arrivato il momento di ascoltarle, queste canzoni, e valutare l’operato Contiano sotto l’aspetto che, teoricamente, conterebbe di più: quello musicale.
Ecco dunque una prima tornata di pagelle, senza voto. Si è preferito rimandare una valutazione definitiva alla serata finale di Sanremo 2025, sabato, quando le canzoni saranno già state ben assorbite e sarà possibile lasciare spazio ad una valutazione riflettuta e meno di pancia.
Gaia – Chiamo io chiami tu
Ritmi che attingono alla cultura sudamericana, che appartengono al DNA della cantante. Gaia parte con evidenti problemi tecnici e una voce che nell’in-ear non parte. Sarà questo imprevisto che condanna l’esibizione ad una complessiva staticità, che non intacca comunque la prova vocale, che Gaia riesce a portare a casa. Bella l’esibizione, che si rifà a palcoscenici di respiro internazionale.
Francesco Gabbani – Viva la vita
Gabbani governa il palcoscenico con tutta l’esperienza che porta nelle tasche. Un talento innegabile, il suo, al servizio di una canzone però troppo antiquata, giunta sul palco di Sanremo 2025 fuori tempo massimo. Sorprende il dietro-front compiuto da un’artista che, nelle battute iniziali del suo exploit all’attenzione del grande pubblico, aveva fatto dell’apertura al nuovo il suo tratto distintivo.
Rkomi – Il ritmo delle cose
Il ritorno di Rkomi sulla scena è scandito da un brano che è musicalmente interessante, ma non è chiaro in quale direzione intenda andare il testo. Bravo Rkomi, buona la prova vocale, ma le parole con tutti gli accenti spostati a casaccio sono cacofonici a un livello insostenibile.
Noemi – Se t’innamori muori
Che pezzo che hanno scritto per lei Mahmood e Blanco. Ampio, pieno. L’apertura che dà l’orchestra sul ritornello è da brividi, sintomo di una canzone che è dove deve stare. Noemi con una consapevolezza e precisione frutto di una cantante – nel vero senso della parola – ormai sbocciata e fiorita. Brava, bravissima.

Irama – Lentamente
Tanto, troppo autotune, per una canzone che non arriva al primo ascolto, non arriva al secondo, non arriva al terzo e a cui non viene concessa una quarta possibilità. Anche perché per allora, il festival sarà già finito. Proposta, la sua, impalpabile.
Coma_Cose – Cuoricini
A malincuore, boccio. Questa, che è una hit radiofonica fin troppo sfacciata, che restituisce il rimpianto e la nostalgia dei Coma_Cose che furono. Che peccato, che dispiacere.

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
Il cuore dice… dolore e lacrime. La tecnica dice, prima parte dell’esibizione “congelata”, specialmente sui bassi della prima strofa. A volte però il cuore ha la meglio su tutto il resto.
Marcella Bella – Pelle diamante
Certo che un posizionamento in scaletta dopo Simone Cristicchi, alla prima esibizione su una delle canzoni più attese e che hanno strappato anche una standing ovation da parte della platea dell’Ariston, avrebbe lapidato chiunque. A Marcella Bella però si vuole bene, il pezzo diverte e si fa ascoltare.
Achille Lauro – Incoscienti giovani
Attesissimo e per qualcuno anche in lizza per la vittoria finale. Achille Lauro prosegue sulla scia che lo vuole abbracciare uno stile molto più minimal, almeno musicalmente parlando. Sul palco dell’Ariston si presenta con un completo pomposo e d’altri tempi, proprio come la canzone, che forse – in efficacia – è su un gradino inferiore rispetto alla più recente Amore disperato.
Giorgia – La cura per me
Al Festival di Sanremo ci sono delle regole non scritte, delle narrazioni che passano attraverso le esibizioni e da cui la classifica, e in generale la resa di una partecipazione, non possono prescindere. Giorgia era attesissima a questo festival – per tanti il suo grande ritorno, dimenticando che tre anni fa c’era stata con Parole dette male, senza lasciare il segno – stavolta con una canzone che potesse fare più presa sul pubblico e magari sarà così. Qui ho sentito una masterclass vocale di enorme livello. L’emozione però, su certi palchi, è tutto per comunicare una canzone, e qui, purtroppo, non c’è stata.

Willie Peyote – Grazie ma no grazie
Willie Peyote si rifà alle sue più recenti produzioni, comunque sempre fedeli alla sua cifra stilistica. Qui però, su questa nuova prova sanremese, suona leggermente depotenziato.
Rose Villain – Fuorilegge
Titolando questo paragrafo avevo erroneamente rinominato Fuorilegge come Click boom!, ed effettivamente il sapore complessivo di questa canzone ricorda tanto quello della canzone che, allo scorso festival, l’ha fatta brillare agli occhi del pubblico. Fuorilegge è una versione magari più glam, sicuramente più sostenuta, della sua sorella maggiore. Ottima la prova vocale, anche se è difficile prevederne le sorti nella gara. Fuori da questa però, il brano avrà vita propria.
Olly – Balorda nostalgia
Olly porta in gara una canzone chiaramente tenuta nel cassetto, esclusa dalla tracklist del suo ultimo album, Tutta vita. La direzione è quella, coerente e funzionale per un festival che lo vede tra i favoriti, e probabilmente riuscirà a centrare la parte alta della classifica. Vittoria? Presto per dirlo.
Elodie – Dimenticarsi alle 7
Questa partecipazione di Elodie, al netto dell’attesa dei suoi fan più appassionati, si sta consumando piuttosto in sordina. La canzone che presenta in gara non è una delle migliori del suo repertorio, ma è comunque intrigante, che di certo però si differenzia, almeno nei suoni, da quelle ascoltate prima di lei. Non immediata e questo potrebbe essere un limite.
Shablo feat. Guè, Joshua, Tormento – La mia parola
Attitude e personalità, per una proposta che non valica i confini del gusto di chi mastica bene questo genere musicale.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
Dire che una canzone è fin troppo soporifera non delegittimerà certo una carriera importante come quella di Massimo Ranieri? Dunque allora diciamolo: esibizione teatrale e di gran maestria di Ranieri, ma la canzone è un grande “no”.
Tony Effe – Damme ‘na mano
Ho percepito un velo – nemmeno troppo sottile – di imbarazzo dall’inizio alla fine.
Serena Brancale – Anema e core
Una bravissima musicista che presenta una bella canzone. Serena Brancale è venuta a questo festival per farsi scoprire e mostrare altro oltre a quel Baccalà che l’ha resa un fenomeno social viralissimo. Il pezzo suona bene e si spera possa avere un percorso luminoso.
Brunori Sas – L’albero delle noci
Non il miglior Brunori, che resta comunque Brunori Sas, quindi anche la sua canzone meno riuscita – che comunque, non è questa – risulta un bel momento di musica, specialmente se preceduto appena qualche minuto prima da quella “cosa” di Tony Effe.
Modà – Non ti dimentico
I Modà sono a Sanremo quest’anno per celebrare la carriera dei Modà. Lo fanno con una classica canzone dei Modà, che piacerà tanto ai fan dei Modà. Modà, Modà, nient’altro che i Modà.
Clara – Febbre
Sono incredibili i progressi vocali fatti da Clara nel corso di questi pochi anni. La canzone che porta in gara vede anche Madame tra le co-autrici, ma non si direbbe. Funzionale, magari per le radio, ma l’originalità è ridotta al lumicino.
Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Che tenerezza, Lucio Corsi. Un piacevole esempio di cantautorato indie nella sua veste più pura e appassionata. Promosso.
Fedez – Battito
C’è qualcosa di profondamente disturbante in questa prova di Fedez, anche scindendola da tutto ciò che di extra musicale sta accadendo. Il disturbo sorge in un quesito che ascoltando il brano – un buon brano – e guardando la performance – di impatto sicuramente – sorge: quanto c’è di vero e quanto di finzione? Trovare una risposta netta e certa è impossibile.

Bresh – La tana del granchio
Bresh per la prima volta in gara a Sanremo. Sarà il posizionamento in scaletta (dopo Fedez, che comunque fa chiacchierare e riflettere) e l’ora, che comincia ad essere tarda, ma con questa esibizione viene da rimpiangere il numero così esteso di cantanti in gara.
Sarah Toscano – Amarcord
Una canzone che non ha troppe velleità nella competizione, che ha la sola ambizione di continuare a far conoscere la più fresca vincitrice di Amici. Il risultato però è senza infamia e senza lode.
Joan Thiele – Eco
Che eleganza, che stile. Bello che Sanremo faccia scoprire realtà che rimangono ben distanti dalle classifiche, ma che conservano la propria naturalezza e autenticità. Il brano di Joan Thiele è uno dei migliori ascoltati questa sera.
Rocco Hunt – Mille vote ancora
Una prova più tradizionale delle aspettative, per il rapper salernitano, che richiama le produzioni degli esordi in questa sua nuova partecipazione sanremese. Piacerà a chi piace il genere.
Francesca Michielin – Fango in paradiso
In una maxi lista composta da ventinove canzoni, portare una canzone come questa è una dichiarazione d’intenti: non si va per vincere. Brano molto classico, forse troppo, che si lascia cantare ad un karaoke in auto facilmente come facile è bere un bicchiere d’acqua. Dopo un’abbuffata tale di canzoni però viene sete e forse un solo bicchiere d’acqua non basta.
The Kolors – Tu con chi fai l’amore
Leggete quello che ho scritto dei Modà e sostituite “Modà” con “The Kolors”.