Paky inaugura il percorso verso il nuovo album annunciato dopo mesi di silenzio, intrecciando continuità visiva con la produzione di Chef P e Kermit, immagini crude di strada e una narrazione cinematografica che definisce la sua identità.
Il singolo HD (Warner Music Italy), in uscita venerdì 24 ottobre, apre il capitolo successivo del percorso narrativo di Paky: un trittico visivo e sonoro che collega Gangsta Shit alla prossima prova discografica, tra realismo urbano e costruzione cinematografica del racconto.
A distanza di mesi di relativa assenza dalle scene, Paky torna a parlare con i mezzi del suo linguaggio privilegiato: la sequenza, la barra che colpisce, l’immagine che conserva la memoria di una strada. L’annuncio è netto — «IL DISCO È PRONTO» — e trova prologo nel singolo HD, prodotto da Chef P e Kermit e distribuito da Warner Music Italy, previsto per venerdì 24 ottobre. Non si tratta di una semplice pubblicazione ma di un atto programmato: il brano è connesso ai primi passi del 2025 dell’artista e assume il ruolo di cerniera fra episodi musicali che, messi in fila, compongono un’unica visione.
Il pezzo, come anticipato dal video con Simba La Rue, muove la propria retorica dalla concretezza delle immagini. Nel finale del filmato, quando la scena sembra volgere al termine, uno scarto cromatico — l’oscurità che si trasforma in bianco e nero — introduce il tratto di continuità che porta a HD. È un espediente formale che traduce in codice visivo la logica narrativa con cui Paky dispone le proprie uscite: ogni sequenza ha un peso e rimanda a quella successiva, come in un lungometraggio frammentato dove le transizioni informano tanto il senso quanto l’attesa.
Il registro narrativo del brano è lucido e tagliente; la voce non interpreta ma mostra. La retorica del direttismo, tipica della poetica di Paky, si traduce qui in un racconto che non concede moralismi né redenzioni facili: la strada attrae e tradisce, il destino si mischia alla condanna, e ogni barra è concepita come una ferita aperta.
Questa scelta stilistica conferma la cifra artistica già emersa nei lavori precedenti: una linearità di sguardo sulle contraddizioni sociali, e una relazione stretta fra forma visiva e forma sonora. L’uso del video come espansione narrativa — dove la continuità tra clip diventa strumento di promozione e simultaneamente medio di approfondimento tematico — mostra come Paky lavori per quadri concatenati piuttosto che per singoli frammenti isolati.
Nato nel 1999 a Secondigliano e cresciuto a Rozzano, Paky si è imposto nelle ultime stagioni come figura di riferimento nella scena rap italiana, capace di creare connessioni tra la generazione emergente e i protagonisti già affermati. Con un solo album ufficiale all’attivo, ha però maturato numeri significativi: oltre 900 milioni di streaming e un palmarès di certificazioni che conta 16 dischi di platino e 15 dischi d’oro, segnale di una diffusione ampia e di una capacità di tradurre il linguaggio di strada in un lessico popolare di risonanza nazionale.




