Con “Menta Selvatica“, la cantautrice italo-catalana Mila Trani torna con un album che unisce sonorità globali e radici popolari, in un viaggio musicale tra mito, identità femminile e sperimentazione vocale (in cui sbucano anche gli Avion Travel). Ce ne ha parlato in questa intervista.
Con Menta Selvatica, il nuovo album edito dall’etichetta catalana Segell Microscopi, Mila Trani firma un’opera musicale stratificata e potente, dove mito e modernità si intrecciano nel racconto di una femminilità libera, fluida e profondamente consapevole. Cantautrice e arrangiatrice dalla formazione poliedrica, con solide radici tra Milano e Barcellona, Mila Trani mette sul piatto un affresco musicale che unisce jazz, sonorità mediterranee, ritmi caraibici, flamenco e fado, intrecciati con l’eredità del folklore italiano e tanta sostanza.
In questo dialogo tra mondi sonori e archetipi antichi, Mila Trani fa ampio sfoggio della sua personale esplorazione vocale e artistica, arricchita da esperienze internazionali e da una profonda ricerca etnomusicologica. In questa intervista, l’artista ci guida tra le trame del suo nuovo disco, che sarà presentato dal vivo in due appuntamenti esclusivi: il 18 settembre al Bravo Caffè di Bologna e il 21 settembre sul palco del prestigioso Blue Note di Milano, accompagnata da un ensemble raffinato che fonde chitarra, violoncello e percussioni.
Qual è la donna che siede in questo album, Menta Selvatica?
È una donna che prende atto del punto in cui si trova. Inizia a voler bene anche alla donna che è stata e alla donna che è, cercando di diventare la donna che vuole essere. Si spoglia completamente dalle sovrastrutture e si muove verso un ascolto profondo del proprio desiderio, provando a vivere la sua vita al meglio, in maniera autentica. C’è il racconto di una donna che soffre per amore, che però nel sentimento della malinconia si legittima, vedendolo come un ponte tra il passato e il presente. Come attraversare il dolore, ma con una consapevolezza nuova. C’è c’è tanta autobiografia, ma anche la vita delle donne intorno a me.
Osservando la tracklist, balza all’occhio l’inserimento in chiusura di una cover, Sentimento degli Avion Travel. Brano straordinario e suggestivo, vincitore anche di Sanremo 2000. Come mai questa scelta?
Ci sono alcuni artisti che mi hanno segnata in Italia e gli Avion Travel sono tra questi, proprio perché non seguivano le logiche del momento. Questi cambi ritmici, questi cambi di atmosfere, mi lasciavano stupita e poi secondo me è una melodia meravigliosa. Amo particolarmente il senso di questa canzone: un viaggio musicale con sei personaggi alla ricerca della melodia, una metafora della ricerca personale. L’idea di questa barca errante, che è poi in realtà la speranza di trovare qualcosa di migliore, tema centrale nella nostra quotidianità.

Parlando invece delle composizioni musicali, ci sono davvero tanti colori in quest’opera. Che narrazione volevi attribuire a questo disco, attraverso la sua musica?
Raccontare qual è il mio percorso, e poi questo linguaggio è un po’ una sintesi, non è stato studiato a tavolino. Dopo tanti anni di ricerche, di assimilazione di generi e musiche del mondo, è stato abbastanza naturale inserire un po’ tutto. Mi interessa che emerga una certa ecletticità, che mi piacciono molte cose e che il mio linguaggio è la sintesi di tutto ciò che è stato e che ho attraversato.
A proposito di ciò, quanto il confronto con quello che c’è al di là dei confini nostrani ti ha arricchito e quanto ha poi plasmato la tua arte?
Io penso che sia fondamentale uscire fuori per comprendere, in generale. Ogni persona dovrebbe farsi una passeggiata fuori dal proprio contesto, magari si migliorerebbe anche la percezione della diversità. È arricchente poter entrare in contatto con culture diverse, con sistemi diversi, anche musicali. Anzi, ti dirò, la ricerca che ho fatto sul canto microtonale, in Turchia e India, mi ha dato la percezione di come noi, in Occidente, studiamo un sistema musicale che crediamo sia “il” sistema musicale. L’ho vissuta come la metafora di tutto, e alla fine ti chiedi, “chi ha ragione allora?”. In realtà, nessuno.
L’idea che esista sempre e solo una sola verità è qualcosa che in Italia trova terreno fertile in tanti ambiti d’altronde…
Mi permetto di aggiungere che ci sono culture in cui l’approfondimento è talmente ampio, che porta ad una spiritualità che noi stessi non abbiamo nella musica. Il fatto di dover sentire all’orecchio cose che non sono immediate, ti mette in una condizione di apertura totale e sensoriale da cui poi si trascende, ed è una cosa che finché non la provi non la puoi mai conoscere. Io sono una molto poco “hippy”, però grazie a tutte queste ricerche ho capito cose che hanno aperto del tutto la mia mente.
Proprio osservando “l’esterno”, quali differenze hai notato maggiormente rispetto al contesto italiano?
Le esperienze migliori le ho vissute al Nord Europa, dove c’è un ascolto a prescindere dal genere, una curiosità nell’ascoltatore che manca molto in Italia, e non perché le persone non siano intellettualmente capaci, ma perché manca una base educativa all’ascolto. Abbiamo suonato in Germania, dove ho trovato un pubblico eterogeneo, per età e formazione, estremamente attento e con la voglia di nutrirsi della proposta di quel momento.
È una cosa che in Italia ritrovo molto poco, soltanto in ambiti specifici, nicchie culturali. In Spagna un po’ di più, infatti vivo a Barcellona, dove la musica viene intesa come parte integrante della vita. In strada vedi sempre qualcuno con uno strumento in spalla, e poi qui c’è una concezione dell’hobbystica, dell’ozio, molto diversa rispetto a noi. La gente lavora ma il lavoro è qualcosa che ti dà la possibilità di vivere, per poter fare esperienze. Per esempio, io a Milano ho subito molto questa cosa del dover lavorare e produrre a tutti i costi.
Torniamo, infine, alla musica, con due importanti live previsti per settembre. Cosa stai preparando?
Sono molto emozionata di portare questo disco in Italia, fino ad ora l’ho suonato soltanto in Spagna, e poi sono entusiasta di presentarlo dal vivo nella mia città e al Blue Note, dove praticamente mi sono formata e ho visto tutti i concerti più importanti. Lo spettacolo di per sé è già consolidato, sto pensando a qualche chicca per le date di Milano e Bologna. Porterò con me tutta la gioia di poter condividere la mia musica.




