Con il brano “Charlotte”, BigMama trasformò il dolore in musica, dando voce a una Marianna invisibile e lacerata: la storia dei suoi esordi emoziona il Giffoni Film Festival, trasformandola in un simbolo di rinascita.

Una verità, che come la luce di un faro, illumina il buio, squarcia la paura e regala una nuova vita. Una verità che attraversa la musica di BigMama come una corrente sotterranea, insieme a quel dolore che, se raccontato con onestà, può diventare salvezza. È questa la sensazione che ha attraversato il pubblico durante il primo appuntamento “on the road” del podcast Pezzi al Giffoni Film Festival 2025. Luca Dondoni, Paolo Giordano e Andrea Laffranchi hanno ospitato BigMama in un dialogo senza filtri, dove la musica si è intrecciata con la memoria, la sofferenza e – soprattutto – la rinascita.

Al centro del racconto, più ancora che il successo o i riflettori, c’è stata Charlotte, una canzone scritta in segreto, in un momento in cui Marianna Mammone (oggi BigMama) era una ragazza inascoltata, ferita, vittima di bullismo – da parte dei compagni e, cosa ancora più grave, da un insegnante. «Mi prese di mira con delle battute legate al mio aspetto fisico. Era la sua vittima preferita», ha raccontato con voce ferma ma carica di emozione alla platea di giffoner.

In quell’adolescenza buia, fatta di isolamento e autolesionismo, nacque Charlotte, una canzone che racconta di una ragazza che si fa del male e poi si toglie la vita. Ma quella ragazza, ha confessato l’artista, «ero io». Scritta di getto nella sua cameretta dopo un ennesimo episodio di violenza a scuola, Charlotte era destinata a restare chiusa in un cassetto. E invece, tre anni dopo, emerse. Iniziò a circolare ad Avellino, sua terra natale, quasi come una voce che rifiutava di essere zittita.

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BigMama al Giffoni Film Festival 2025

Una ragazza, ascoltandola, si commosse fino alle lacrime. «Mi disse che per la prima volta si era sentita capita», ha ricordato BigMama. «Il giorno dopo la caricai su YouTube. Non la cancellerò mai. Quell’abbraccio che mi diede ha salvato anche a me, non facendomi sentire più sola». In un mondo in cui troppo spesso le ferite interiori vengono nascoste, Charlotte è diventata un manifesto di empatia: una canzone nata dal dolore che ha finito per curarlo, in chi l’ha scritta e in chi l’ha ascoltata.

L’incontro al Giffoni Film Festival ha mostrato quanto la musica possa essere strumento di consapevolezza e cambiamento, specialmente quando nasce da una necessità viscerale, non da strategie di marketing. BigMama ha sorpreso il pubblico nel corso del suo live, ieri sera, al Giffoni Music Concept, cantando dal vivo proprio Charlotte. Nessuna base, solo voce e rime affilate.

La chiusura di un cerchio su un palco che per l’artista ha rappresentato l’inizio di un sogno: «Nel 2013 mia madre mi chiese di accompagnare mio fratello a un concerto rap che si sarebbe tenuto qui al festival, con Salmo, Ensi e Clementino. All’epoca ascoltavo soltanto gli One Direction, per me il rap era un mondo del tutto sconosciuto. Quella sera sul palco c’era Salmo e per me fu un colpo di fulmine. Lo osservavo su quel palco e ho cominciato a sognare di cantare qui. Il concerto di stasera per me sarà molto emozionante», aveva rivelato nel pomeriggio al trio di giornalisti.

Oggi BigMama è una figura di riferimento non solo per la musica italiana, ma anche per la comunità LGBTQIA+, per cui si batte con orgoglio. I Pride, ha detto, «sono stati casa in un momento in cui non riuscivo a fare affidamento sulla mia vita». E oggi che quella casa è diventata più grande, BigMama continua ad aprire la porta a chi si sente solo. Charlotte, a modo suo, ha aperto un varco, dimostrando come raccontarsi, anche quando fa male, può essere il primo passo per ricominciare a vivere.

Ideatore e fondatore di 4quarti Magazine. Scrittore e giornalista salernitano iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania. A dicembre 2023 pubblica "Nudo", il suo primo libro. «Colleziono compulsivamente dischi e mi piace scrivere con la musica ad alto volume».

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