Il secondo album del quartetto romano-partenopeo, Bouganville, esplora i contrasti della vita adulta attraverso tredici brani che fondono alternative pop, echi psichedelici e atmosfere cinematiche, trasformando instabilità e ironia in dinamismo e collettività.
A tre anni dall’esordio con “La Grande Evasione”, i Bouganville tornano con “Non Esattamente a Fuoco”, un album che indaga il senso dell’età adulta in un mondo oscillante tra caos quotidiano e fughe immaginative. Il lavoro, pubblicato da Dischi Belli, raccoglie tredici brani in cui la scrittura collettiva e la coesione del quartetto romano-partenopeo definiscono un linguaggio musicale che sfugge a schemi prefissati, tra groove urbani, melodie oniriche e contrasti improvvisi.
Il disco si muove in un orizzonte musicale ampio, dove sezione ritmica, chitarre stratificate, synth e mellotron costruiscono paesaggi sonori sospesi tra psichedelia anni ’60/’70 e pulsazioni dance anni ’90. Ogni brano reagisce al presente, assorbendo la vertigine dell’instabilità quotidiana e restituendola in forme sonore fluide e mutate, senza aderire a un’estetica univoca.
L’album si apre con “Intro”, un funk cinematografico che richiama i poliziotteschi anni ’70, mentre “Giobbe” esprime la cifra vocale disincantata del gruppo. Tracce come “Ventinove” e “Perdersi” alternano energia diretta e costruzioni cinematiche, mentre “L’importanza della techno” dialoga con la club culture anni ’90 attraverso incursioni elettroniche e ironia sghemba.
Il featuring con Coca Puma in “Lo faccio per te” aggiunge complicità e giochi vocali, mentre “Cimice” e “Parole Tremende” approfondiscono la vena cantautorale e visionaria della band. La chiusura con “Luce Rossa”, fragile e sospesa, suggella la dimensione sfumata e mobile dell’intero lavoro.
Il processo creativo dell’album è stato radicalmente collettivo: per mesi, i Bouganville hanno costruito e ricostruito i brani attraverso ascolti condivisi, discussioni e intuizioni improvvise, privilegiando l’esperienza vissuta alla levigatezza formale. La coesione tra i membri – Luciano Zirilli, Luca Grillo, Gian Luca Fraddosio e Luca Taurmino – si riflette nella capacità dell’album di unire ironia, malinconia e straniamento in un flusso coerente.
L’immaginario visivo accompagna la musica con una fotografia attraversata da un vetro scanalato, che deforma corpi e spazi in modo materico, richiamando le pratiche di Erwin Blumenfeld e le opere ottico-dinamiche di Alberto Biasi. L’effetto materico e sfocato rispecchia la stessa instabilità percettiva che anima i brani, sottolineando la tensione tra realtà e visione, quotidiano e onirico.




